new!

Democrazia al lavoro, in 200mila a Roma per un’altra idea di Paese. Le foto della manifestazione

Democrazia al lavoro, in 200mila a Roma per un’altra idea di Paese. Le foto della manifestazione


Grandissima partecipazione in piazza San Giovanni a Roma per la manifestazione nazionale “Democrazia al lavoro” organizzata dalla Cgil. Duecentomila persone hanno sfilato per le strade di Roma per chiedere democrazia, dignità e diritti per lavoro e pensioni. Sul palco si sono susseguite le testimonianze di lavoratori dei vari settori e di esponenti del mondo delle associazioni.

Il segretario generale della Cgil Maurizio Landini, nel suo intervento, ha subito richiamato l’attenzione sul ruolo del sindacato e delle piazze come luoghi di partecipazione democratica. “Ci sono cose nuove che vengono dal basso, dal popolo, e c’è chi non le vuole vedere – ha detto – anzi, c’è chi demonizza chi scende in piazza perché ha paura della democrazia.”

Landini ha parlato di una “domanda di futuro e di libertà che cresce”, una spinta che – ha sottolineato – impegna tutti a diventare costruttori di solidarietà contro “l’indifferenza strutturale alimentata da una globalizzazione che ha sostituito la politica con il capitalismo”. La forza delle piazze, ha aggiunto, è proprio quella di “rimettere al centro il lavoro e la persona”.

Il segretario ha poi ricordato che lo sviluppo economico non può essere disgiunto dalla qualità del lavoro, evidenziando come la maggior parte delle morti sul lavoro avvenga tra lavoratori in appalto o precari, privi di diritti e tutele. “Se vogliamo davvero far crescere il Paese – ha poi affermato – bisogna cancellare i contratti pirata, combattere il lavoro nero e il caporalato. Gli imprenditori seri devono schierarsi con noi contro chi sfrutta.”

Landini ha anche sfidato le controparti a rinnovare i contratti collettivi, in particolare quelli dei metalmeccanici e delle telecomunicazioni, e ad aumentare i salari, ribadendo la necessità di una legge sulla rappresentanza per garantire regole chiare e trasparenti.

Ha poi criticato duramente la manovra di bilancio 2026, definendola “una finanziaria che rischia di fare danni” e accusando il governo di “raccontare bugie”. Ha segnalato in particolare i tagli alla cultura, al cinema e allo spettacolo e la mancanza di risorse per gli investimenti pubblici.

In questo Paese – ha concluso – c’è una maggioranza di persone che non si sente ascoltata, ma è quella parte della cittadinanza che tiene insieme l’Italia e si è rotta le scatole. Avanziamo le nostre proposte, anche alle altre organizzazioni sindacali. E se non ci ascolteranno siamo pronti a mettere in campo tutti gli strumenti che abbiamo a disposizione”.

L’articolo è stato pubblicato su Collettiva.it

Articoli correlati

Perché il referendum sulla cittadinanza riguarda anche i lavoratori italiani (agricoli e non solo)

Concedere più diritti, ad esempio dimezzando il tempo di residenza legale necessario per poter richiedere la cittadinanza, è un modo per rendere meno vulnerabili i lavoratori stranieri e conseguentemente migliorare le condizioni di tutti. Il quinto quesito referendario, insieme agli altri quattro su cui siamo chiamati ad esprimerci l'8 e 9 giugno, interessa dunque ognuna e ognuno di noi