Caporalato e sfruttamento del lavoro in agricoltura, a Scordia il ‘cibo dei padroni’

Appuntamento a Scordia, nel catanese, per discutere e confrontarsi sullo sfruttamento lavorativo in agricoltura. Diversi i soggetti coinvolti con differenti approcci al tema, tutti convergenti sul fatto che occorra una strategia di superamento degli insediamenti informali, in un sistema integrato di accoglienza e regole nel contrasto al caporalato. La Bossi-Fini non è certo la strada, anzi produce maggiore degrado, rende i permessi di soggiorno un miraggio e i lavoratori invisibili. Molte volte i caporali sono ex sfruttati, che difficilmente vengono denunciati, perché chi fatica nei campi li considera troppo spesso compagni di lavoro che hanno fatto strada. Un contesto in cui diventa difficile intervenire. Il segretario generale regionale della Flai, Tonino Russo, ha ricordato quali sono gli snodi principali da affrontare: “La  questione abitativa, i trasporti ed un luogo in cui domanda e offerta possano pubblicamente confrontarsi”. Il messaggio dell’iniziativa è chiaro: sediamoci e affrontiamo tutti insieme questo gravissimo problema, soggetti istituzionali e associazioni nonché gli enti datoriali per non perdere questa grande opportunità delle risorse del Pnrr dedicate al superamento dei cosiddetti insediamenti informali. La Flai Cgil c’è, con il presidente dell’Osservatorio Placido Rizzotto Jean Renè Bilongo che ha appena girato l’Italia per verificare le condizioni di lavoratori che arrivano in cerca di una vita migliore, in fuga da guerre, carestie e violenze di ogni genere, che raccolgono il cibo che quotidianamente troviamo sulle nostre tavole, eppure sono sfruttati, mal pagati, costretti a vivere in baraccopoli indegne di un paese civile. Lo sfruttamento e il caporalato sono diffusi in tutta la penisola, da sud a nord, come denunciano i quaderni dell’Osservatorio della Flai Cgil. “Una ferita aperta che va sanata”.

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