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Treviso, nasce la checklist contro caporalato e lavoro nero negli appalti agricoli

Treviso, nasce la checklist contro caporalato e lavoro nero negli appalti agricoli

Il documento, che le aziende agricole potranno sottoporre alle società appaltatrici, è stato elaborato all’interno della Sezione territoriale provinciale della Rete del lavoro agricolo di qualità. Maggiore e Grosselle, Flai Treviso: «Ora dobbiamo farla conoscere ed usare capillarmente alle imprese della zona»

La Sezione territoriale della Rete del lavoro agricolo di qualità della provincia di Treviso, un organismo previsto dalla legge 199 del 2016 e pensato per far incontrare istituzioni e parti sociali al fine di elaborare strategie di prevenzione dello sfruttamento lavorativo, ha dato ieri il via definitivo ad una Checklist per gli appalti. Si tratta di una autocertificazione a disposizione delle aziende agricole trevigiane, attraverso la quale potranno verificare le reali condizioni di lavoro delle ditte che operano in appalto nel settore.

Le imprese agricole potranno dunque far compilare la checklist alle varie possibili società appaltatrici di lavorazioni all’interno delle proprie attività. Già attraverso la sola disponibilità a sottoscrivere o meno autocertificazioni inerenti la regolarità contributiva, il numero di dipendenti, il contratto collettivo applicato, il fatto di non aver subito procedimenti penali e altri elementi fondamentali gli imprenditori agricoli avranno con questa checklist uno strumento di tutela rispetto ai soggetti a cui potersi rivolgere; a partire poi dalla risposta che riceveranno celermente da parte dell’Inps circa la veridicità di quanto autodichiarato si potrà chiudere il cerchio rispetto a legalità e regolarità di queste società.

«La scelta di spendersi su tale strumento quale primo oggetto di lavoro della Sezione territoriale trevigiana, insediatasi lo scorso 12 marzo – spiegano in una nota il segretario generale Flai Cgil di Treviso Danilo Maggiore e il segretario organizzativo Sebastiano Grosselle – è motivata dall’urgenza di contrastare il fenomeno emerso con forza nell’ultimo periodo, anche grazie alle denunce della nostra categoria, di aziende completamente irregolari che operano su questo territorio attraverso la somministrazione indebita di manodopera con personale sottoposto a gravissimo sfruttamento lavorativo e a riduzione in schiavitù, come nel caso dei tredici lavoratori indiani oggetto di tratta che come Flai abbiamo assistito nel corso del 2024 per la denuncia e l’ottenimento di un permesso di soggiorno che era stato loro promesso in maniera fraudolenta al fine di poterli sfruttare all’interno di un meccanismo ben rodato che utilizza tutti i limiti e le storture del decreto flussi e della legge Bossi-Fini».

«Il lavoro da fare ora – insistono Maggiore e Grosselle – è quello di far conoscere la checklist alle aziende agricole del territorio e farla utilizzare capillarmente. Per questo è fondamentale, come invocato ai lavori della Sezione territoriale della Rete del lavoro agricolo di qualità, l’impegno concreto delle associazioni datoriali nei confronti delle aziende proprie rappresentate così che questo strumento non rimanga solo sulla carta, ma venga utilizzato massivamente e contribuisca a creare un vero e proprio argine a illegalità e irregolarità. Anche il coinvolgimento dell’Ente bilaterale agricolo Ebat può rappresentare un fondamentale strumento per la diffusione e la conoscenza all’interno di questo settore dei lavori della Sezione e, inoltre, al fine di garantire risorse per dare maggiore operatività alla Sezione stessa la quale per disposizione normativa non dispone autonomamente di strumenti economici».

«I prossimi obiettivi che la Sezione territoriale si darà – chiosano i due segretari – andranno nella direzione di affrontare il tema della mobilità dei lavoratori verso le zone di coltivazione, questione per cui non esiste alcuna risposta da parte del servizio pubblico, lasciando spazio per l’utilizzo di tale necessità dei lavoratori da parte dei caporali. Su questo tema si guarda con attenzione a quanto costruito dalla Sezione territoriale di Ferrara col progetto “Agribus”.
Infine, la Sezione, che vede al proprio interno anche Veneto Lavoro, dovrà occuparsi dell’incrocio della domanda e dell’offerta di manodopera in un’ottica di servizio pubblico al fine di contribuire a governare il mercato del lavoro del settore incardinandolo sul principio della regolarità».

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