Conoscere e ricordare. La memoria di Placido Rizzotto è viva

Sono trascorsi 75 anni dalla sera del10 marzo 1948 quando Placido Rizzotto, partigiano e segretario generale della Camera del Lavoro di Corleone, viene aggredito, caricato in una macchina, ucciso e buttato in un crepaccio a Rocca Busambra. 

Dell’omicidio vengono accusati Luciano Liggio, Pasquale Criscione e Vincenzo Collura. Tutti e tre assolti per insufficienza di prove nel dicembre del 1952. 

L’efferatezza del crimine, il movente squisitamente politico,  gli innumerevoli punti oscuri nelle indagini e i tentativi di depistaggio rendono l’omicidio di Rizzotto l’emblema di quello che era il clima di sopraffazione che la mafia esercitava nei confronti di chi organizzava, difendeva e lottava per gli interessi dei lavoratori della terra. 

“La mafia – si legge in un articolo di Lotte Agrarie del 1983, in occasione del 35° anniversario – ha voluto dare una dimostrazione di chi realmente deteneva e voleva continuare a detenere il potere nelle campagne. Gli agrari non potevano consentire l’esistenza di elementi di disturbo. Uccidendo Rizzotto si colpisce un coraggioso dirigente sindacale e un socialista […]. Le minacce, le intimidazioni e i preavvisi non erano serviti a far desistere Rizzotto dal suo impegno.  La commemorazione di Rizzotto acquista un grande significato che deve dare coraggio e fiducia a chi oggi è impegnato nella lotta contro la mafia. Si tratta di far continuare a vivere Rizzotto nel cuore dei lavoratori, della gente onesta, che vuole lavorare con serenità e che nulla ha a che fare con la mafia. […] I compagni che nella sua attività gli furono vicini, i lavoratori di Corleone che lo hanno conosciuto, ricordano Placido Rizzotto come un giovane pieno di vita, coraggioso, fermamente convinto della causa per cui lottava e che metteva a disposizione di altri tutte le proprie capacità umane e intellettuali”. 

Pagò con la vita il suo impegno politico e la sua scelta di continuare con determinazione a lottare. 

Non verrà mai fatta giustizia per il suo assassinio, che resterà impunito. La CGIL, i familiari e gli amici non smetteranno mai di chiedere giustizia. Alcuni suoi resti furono rinvenuti mesi dopo e, poi, bisognerà attendere fino marzo 2012 quando, l’esame del DNA, comparato con quello del padre di Placido accerterà l’appartenenza di altri resti rinvenuti il 7 luglio del 2009.

 Il 24 maggio 2012 a Corleone, alla presenza del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, si celebrano i funerali di stato per Placido Rizzotto. 

Gli verrà attribuita, nello stesso anno, una medaglia d’oro al merito civile:

“Politico e sindacalista fermamente impegnato nella difesa degli ideali di democrazia e giustizia, consacrò la sua esistenza alla lotta contro la mafia e lo sfruttamento dei contadini, perdendo tragicamente la giovane vita in un vile agguato ad opera degli esponenti mafiosi corleonesi. Fulgido esempio di rettitudine e coraggio spinti fino all’estremo sacrificio”. 

Valeria Cappucci

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