Nel nome di Jerry, contro il razzismo, per una grande (e ancora necessaria) battaglia morale e politica

Il 20 settembre del 1989 a Villa Literno il primo sciopero dei lavoratori migranti contro il caporalato, il 7 ottobre a Roma la prima manifestazione nazionale contro il razzismo, nel 2010 la Flai Cgil ha istituito il Premio Jerry Masslo

La notte tra il 24 e il 25 agosto del 1989 Jerry Essan Masslo viene assassinato a Villa Literno (Caserta). Su L’unità le parole agghiaccianti dei testimoni: «Il povero Jerry non ha accennato nemmeno ad una reazione quando i banditi si sono avvicinati armati. È solo indietreggiato di qualche passo. Quello che ha sparato ha gridato sporco negro io ti ammazzo». E ancora «Forse erano solo dei briganti. Ma quei colpi sparati al torace di Jerry li hanno fatti partire perché in quel momento davanti ai loro occhi avevano visto un animale». 

Un episodio gravissimo, come denunciano da subito la Flai e la Cgil, che «è solo l’ultimo di una serie di manifestazioni di intolleranza e di razzismo» e che richiede un intervento concreto anche da parte del governo per arginare questa terribile escalation. 

A Caserta viene ritrovato anche un volantino che recita: «Comincia la caccia permanente al negro», ma c’è qualcuno – tra inquirenti e amministratori – che prova a minimizzare. 

«L’assassinio del giovane sudafricano Jerry Essan Masslo» – così Matilde Raspini, dirigente nazionale Flai Cgil in quegli anni, in una nota pubblicata nel mensile Verde Rosso della categoria – ucciso da balordi violenti e razzisti il 24 agosto a Villa Literno ha risvegliato l’interesse delle forze politiche e sociali, dei mezzi di informazione e del sindacato. 

Solo dopo la morte di Jerry abbiamo tutti “scoperto” cose che in gran parte erano già note soprattutto a chi vive e fa sindacato e politica nelle zone di maggiore affluenza di lavoratori provenienti da paesi non europei. Abbiamo allora tutti “scoperto” che i lavoratori extracomunitari vivono e lavorano nel nostro paese in condizioni assolutamente umilianti e inaccettabili, abbiamo appreso che nei mesi estivi, durante la campagna del pomodoro, dormono ammassati nei ghetti di Villa Literno o nelle seconde case, in genere abusive, di Castel Volturno, e che a lavorare ce li porta il caporale di turno, con relativa tangente, che il salario è 1.000 lire a cassetta, una cassetta da 25 kg, per 10-12 ore di lavoro al giorno. E poi c’è l’illegalità diffusa, le violenze, i ricatti, le minacce, l’assoluta assenza di qualsiasi diritto.

La Flai è certamente una delle organizzazioni sindacali di categoria maggiormente coinvolte. Le campagne di raccolta della frutta, del pomodoro, dell’uva, delle olive, i lavori nelle serre e nei vivai occupano già da qualche anno decide di migliaia di lavoratori immigrati, nel mezzogiorno ma anche nelle regioni del Nord. 

A questo punto conviene forse mettere da parte i dibattiti sul numero attuale dei lavoratori immigrati nel nostro paese, le affascinanti proiezioni demografiche, la pretesa di definirli una volta per tutte (sono concorrenziali o non concorrenziali?) e cominciare a lavorare in vista della prossima campagna di raccolta per vedere se riusciamo a contrattare (ed ottenere) condizioni di vita e di lavoro migliori». 

Nello stesso numero di Verde Rosso, la denuncia congiunta del Centro Immigrati Cgil e del Coordinamento Cgil lavoratori immigrati di Villa Literno:

Un mondo senza odio e razzismo, di tolleranza, di libertà e solidarietà. Un mondo dove l’uomo vale più di ogni altra cosa, dove la sua libertà è sacra, la sua dignità rispettata, i suoi diritti riconosciuti. Per questo Jerry viveva, sperava, lottava. 

Con sé portava il ricordo del suo paese oppresso dall’apartheid, il dolore dei suoi cari massacrati. 

Jerry è morto, ammazzato da balordi, a Villa Literno, in una notte d’estate e con lui anche il suo sogno è finito. 

Ma ora il sogno di Jerry appartiene a tutti gli uomini, bianchi o neri, che si battono per una società libera da razzismi e odi, tollerante e solidale, dove siano riconosciuti i diritti individuali e collettivi di tutti gli uomini e di tutti i popoli della terra. 

I lavoratori immigrati di Villa Literno, iscritti alla Cgil, continueranno questa battaglia di civiltà e tolleranza, rifiutando ogni forma di violenza e contrapposizione, alla ricerca del dialogo, della integrazione e della civile convivenza. 

Chiedono leggi e iniziative a tutela della loro dignità e dei loro diritti.

Denunciano il ritardo del governo nazionale ed il vuoto di iniziative delle istituzioni locali. 

Il 20 settembre del 1989 a Villa Literno si tenne il primo sciopero dei lavoratori migranti contro il caporalato. Fu un evento di portata storica per tutto il Paese. 

Il 7 ottobre a Roma la prima manifestazione nazionale contro il razzismo. Una marcia della civiltà, imponente e straordinaria, alla quale parteciparono oltre 200.000 persone. «È una causa che deve coinvolgere tutti – dirà Bruno Trentin, segretario generale della Cgil – perché nel razzismo si concentrano il più sordido conservatorismo e tutti gli attacchi alla democrazia e alla convivenza civile».

La Flai Cgil nazionale nel 2010 ha istituito il Premio Jerry Masslo con cadenza biennale. 

Il Premio, rivolto per lo più alle scuole di ogni ordine e grado, rappresenta un’occasione per riflettere sui temi dell’accoglienza, dell’integrazione e della convivenza civile, per incoraggiare al dialogo e promuovere lo sviluppo di una società fondata sul rispetto della diversità.

Nel nome di Jerry, contro il razzismo, per una grande (e ancora necessaria) battaglia morale e politica.

Valeria Cappucci

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