Il Dossier immigrazione Idos presentato alla Flai. Di Sciullo: Le norme del governo Meloni sono vessatorie

«Da circa trent’anni si è affermato un pensiero unico bipartisan sull’immigrazione, sulla scia del quale la politica di volta in volta ha modificato in senso restrittivo e penalizzante il Testo unico sull’immigrazione del 1998. Una norma che è stata modificata 60 volte. Contando anche i 15 interventi sui decreti attuativi, si arriva a 75 emendamenti. Così oggi l’Italia governa un fenomeno epocale, strutturale, decisivo per il nostro futuro con un vero e proprio patchwork legislativo». Così è intervenuto oggi Luca Di Sciullo, presidente del Centro studi e ricerche Idos, durante la presentazione del Dossier statistico immigrazione 2023 organizzata a margine del Coordinamento nazionale immigrazione della Flai. Presenti in sala, al Centro congressi Frentani di Roma, numerosi rappresentanti del sindacato dell’agroindustria giunti qui da tutto il Paese.

Di Sciullo ha presentato un excursus delle politiche migratorie che si sono succedute negli ultimi decenni, permettendone un’analisi in prospettiva diacronica. «La legge Bossi Fini, in particolare, ha eliminato il Permesso di soggiorno per ricerca lavoro – ha aggiunto il presidente – saldando il titolo di soggiorno al contratto. Dunque in teoria una persona straniera che cerca lavoro in Italia oggi potrebbe farlo solo dal proprio Paese di origine. Un’assurdità che ha conferito, potenzialmente, un enorme facoltà ricattatoria nelle mani dei datori di lavoro».

Giungendo a tempi più recenti, poi, «le norme introdotte da questo governo presentano talvolta un approccio talmente vessatorio da poter parlare di crudeltà. Solo per fare un esempio – prosegue il presidente di Idos – ora se si vuole assumere una persona non comunitaria residente all’estero si deve prima presentare una richiesta al Centro per l’impiego per verificare la disponibilità preliminare di lavoratori in Italia con le medesime caratteristiche. Una lungaggine senza senso visto che, come sappiamo tutti, ci sono lavori che chiaramente gli italiani non vogliono più fare».

Una situazione normativa che – anziché ridurla – ha generato e genera irregolarità. «Dopo nove sanatorie di persone straniere – ripercorre Di Sciullo – in Italia abbiamo ancora una sacca di mezzo milione di irregolari che non riusciamo a riassorbire. Senza considerare poi i ritardi burocratici delle varie regolarizzazioni. Se guardiamo all’ultima, quella del 2020, secondo i dati elaborati pochi giorni fa dalla campagna Ero straniero “solo il 74,8% delle domande sono state esaminate nel merito e si sono concluse”».

Stando al Rapporto 2024 sull’economia dell’immigrazione della Fondazione Leone Moressa, pubblicato di recente, l’8,8% del Pil italiano è prodotto da lavoratori stranieri che lavorano in regola. «Se noi regolarizzassimo i 500 milioni di irregolari – chiosa il presidente di Idos – quanto potrebbero contribuire ulteriormente a Pil e all’erario?»

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