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A Portomaggiore la lotta al caporalato si fa strada

A Portomaggiore la lotta al caporalato si fa strada

Nel basso ferrarese, dove a fare le spese dello sfruttamento in agricoltura è in particolare la comunità pakistana, è partito Agribus. Un servizio di trasporto per 150 lavoratori delle campagne, che consente loro di affrancarsi dai caporali. Fortemente voluto dalla Flai, durerà tre mesi ma già è pronto un nuovo progetto per il 2026. Siamo stati alla sua inaugurazione

«Vivo da tre anni a Ostellato, lavoro in agricoltura e ho sempre dovuto cercare passaggi in auto, né io né i miei colleghi abbiamo la patente». Muhammad, 38 anni originario del Pakistan, indica i due amici e compagni di lavoro al suo fianco. «È troppo meglio ora, con questi bus».

Sono le 4 di mattina e a Portomaggiore sta per essere inaugurato “Agribus – La legalità si fa strada”, un servizio di trasporto per lavoratrici e lavoratori agricoli che da ieri e per i prossimi tre mesi coprirà i territori del basso ferrarese. Due navette percorreranno ogni giorno tre linee e faranno tappa in sei aziende, per una capacità complessiva di 150 persone. Per loro il servizio sarà gratuito.

«Veder partire le navette è veramente emozionante – confessa Dario Alba, segretario generale della Flai Cgil di Ferrara -. Dopo anni di lavoro e di denunce nei campi siamo davvero soddisfatti. È una cosa in cui crediamo davvero. Non si può fare la lotta allo sfruttamento e al caporalato solo con la repressione, e la prevenzione si fa anche così, organizzando trasporti per i lavoratori che possono così affrancarsi dai caporali».

Già perché spesso, in assenza di servizi alternativi, sono i caporali che approfittando della difficoltà dei lavoratori più vulnerabili a muoversi autonomamente per le campagne offrono loro passaggi in auto, tramite “abbonamenti” per cui si pagano anche 200 euro.

«Questa è una prima sperimentazione, realizzata grazie al contributo dell’ente bilaterale agricolo della provincia di Ferrara – prosegue Alba -. È un progetto apripista, che speriamo possa proseguire i prossimi anni. A questo proposito è già stato presentato al ministero dell’Interno un progetto Fami (Fondo asilo, migrazione e integrazione, gestito dall’Italia e erogato dall’Ue, ndr) per il 2026, con capofila la Prefettura di Ferrara».

«È una giornata importante, frutto di un lavoro di un anno e mezzo – commenta il prefetto Massimo Marchesiello, presente alla partenza degli Agribus -. Stiamo dando un segnale di svolta con un esperimento nuovo che garantisce un sistema di trasporti legale e offre condizioni di maggior sicurezza per i lavoratori».

Nel capannello di fronte alla banchina dove partono le navette c’è anche il sindaco di Portomaggiore Dario Bernardi – «oggi scriviamo un capitolo importante nella lotta al caporalato di questo Comune, con cui togliamo terreno ai caporali e agli sfruttatori» ci dice – e la direttrice dell’Inps di Ferrara Annalisa D’Angelo, che ha anche il compito di presiedere la locale Sezione territoriale della Rete del lavoro agricolo di qualità, l’organismo previsto dalla legge 199 del 2016 che riunisce parti sociali e istituzioni al fine di elaborare strategie su alloggi per i lavoratori, trasporti, incrocio di manodopera e prevenzione del lavoro nero e grigio.   

«Con l’aiuto di tutti i membri della Sezione territoriale, siamo riusciti ad immaginare questo sistema di trasporto alternativo che parte come sperimentazione e speriamo possa proseguire con modalità integrate – auspica D’Angelo -. L’importante era rompere il ghiaccio, dimostrare che un’alternativa c’è. Speriamo possano sentirsi scoraggiati coloro i quali tentano di dare risposte diverse a questi bisogni, fuori dall’alveo della legalità. Questo per noi dev’essere un punto di non ritorno».

È ancora buio e mentre parliamo il primo autobus si riempie. Per salire i lavoratori hanno esibito il proprio badge, l’Agribus pass, un cartellino di riconoscimento con codice identificativo e logo del progetto, rilasciato dall’ente bilaterale. A margine della banchina, a pochi metri dalla stazione ferroviaria, due gazzelle dell’Arma dei Carabinieri con i lampeggianti accesi, a segnalare il valore del progetto anche per le forze dell’ordine, ribadito personalmente dal comandante della compagnia di Portomaggiore Raffaele Tufano, anche lui presente all’inaugurazione.

Agribus, che ha ricevuto supporto tecnico da Ami (Agenzia mobilità impianti, ndr) e aiuto per le traduzioni dalla cooperativa sociale Cidas, è un progetto che si lega a doppio filo con l’Agenzia regionale per il lavoro, che proprio a Portomaggiore ha aperto a gennaio uno sportello. Un unicum, per le sue particolarità, in Emilia Romagna, fortemente voluto dalla Flai e nato grazie al confronto portato avanti nella Sezione territoriale della Rete del lavoro agricolo. Nella struttura opera una mediatrice di lingua urdu, che consente alla folta comunità pakistana di fruire nel modo migliore del servizio.   

«Questa è la ruspa che usavo in cantiere», Hazoor ce la mostra orgoglioso sullo smartphone. «Sto da un paio di anni in Italia, lavoravo in edilizia, oggi è il mio primo giorno di lavoro in agricoltura». Ci dice che Agribus è comodo per lui e spera di trovarsi bene in azienda. Gli facciamo gli auguri, prima di vederlo salire sulla navetta.

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