Stop al caporalato, da Andria riparte la lotta alle irregolarità in agricoltura

Riglietti, Flai Cgil Bat: “Occorrono più controlli e il rinnovo del contratto provinciale di lavoro scaduto alla fine dello scorso anno”

“La nostra causa è veramente giusta”, queste sono le ultime parole che Di Vittorio pronunciò prima di morire il 3 novembre 1957, che ancora oggi restano così attuali. Ce lo dicono le testimonianze dei lavoratori e delle lavoratrici agricoli che abbiamo ascoltato durante l’iniziativa organizzata da Cgil e Flai Puglia, che si è tenuta il 12 luglio pomeriggio nella storica piazza Catuma ad Andria, luogo di ritrovo serale nel passato per i lavoratori agricoli andriesi che così andavano a trovarsi ‘la giornata’’. Lo dice il segretario generale della Flai Cgil Bat, Gaetano Riglietti all’indomani dell’iniziativa, nella quale è stata ricordata Paola Clemente, la bracciante tarantina morta nelle campagne di Andria il 13 luglio 2015 e tutte le vittime di sfruttamento, e che ha avuto anche l’obiettivo di far tornare a “rivivere la piazza”.

“Questo territorio negli anni è stato all’avanguardia nella lotta ad un fenomeno ben radicato come quello del caporalato, che con la legge 199 del 2016 ha visto finalmente il riconoscimento che una norma può dargli, anche se ancora oggi carente nella parte preventiva, quella riguardante il sistema di trasporto pubblico, l’accoglienza e la corretta applicazione dei contratti, così come tutto quello previsto nell’art. 8. Sfruttamento e caporalato non riguardano solo i lavoratori migranti, ma anche gli italiani: diritti negati, sotto salario, garantire salute e sicurezza nei luoghi di lavoro sono problemi quotidiani da debellare dal mondo del lavoro e che troppe volte capita che cadono in secondo piano nel momento in cui si sposta l’attenzione mediatica su altre notizie”, aggiungono dalla Flai Cgil Bat.

“Occorre sicuramente aumentare i controlli e far funzionare le Sezioni della rete del lavoro agricolo di qualità che, seppur costituita in questa provincia, le riunioni sono ferme da oltre un anno, in sostanza servono fatti e non parole. Sicuramente il dito va puntato verso quel modo di fare impresa che tende all’abbassamento dei salari e alla mortificazione dei diritti, e che allo stesso tempo gioca una partita sleale facendo concorrenza al ribasso al pezzo del mondo dell’impresa agricola che definiamo ‘sana’, partendo dal rinnovo del Contratto provinciale di lavoro per gli operai agricoli e florovivaisti che è scaduto lo scorso 31 dicembre e che i lavoratori e le lavoratrici attendono, soprattutto in un momento come questo – conclude Riglietti – in cui stanno subendo la perdita del potere d’acquisto dei loro salari”.

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