Nulla di fatto dopo tre tavoli di trattativa, insufficienti le offerte dei datori di lavoro
Anche l’assemblea dei lavoratori di Sant’Orsola conferma quanto votato ad ampissima maggioranza (oltre il 90%) nelle precedenti 13 riunioni che hanno coinvolto, su vari turni e sedi, Melinda, La Trentina e Sft. Dallo stato di agitazione già preannunciato la scorsa settimana si passa allo sciopero: proclamato per venerdì 17 e sabato 18 maggio. Ne danno l’annuncio la segretaria generale di Flai Cgil, Elisa Cattani, assieme a Orietta Menapace e la segretaria generale di Fai Cisl, Katia Negri, assieme a Rosario Casillo. Lo stato di agitazione già in essere aveva portato al blocco del lavoro straordinario e della flessibilità.
L’ultimo rinnovo risale al periodo immediatamente successivo al Covid e coincidente con l’avvio della guerra in Ucraina. Fu un accordo arrivato con grandissimo ritardo ed entro il quale i lavoratori mostrarono forte senso di responsabilità adattandosi a condizioni già allora non adeguate, in considerazione delle tensioni presenti e per non mettere in difficoltà l’intero comparto. Oggi, a poco tempo da quei fatti, i datori di lavoro sembrano aver completamente scordato la buona volontà dimostrata dai loro dipendenti in quelle delicatissime fasi.
Le sigle sindacali chiedono, per il prossimo quadriennio, un aumento del 13% sui minimi tabellari: tale da assorbire l’aumento dell’Ipca (ovvero l’inflazione al netto dell’aumento dei costi energetici) e capace di supportare anche il costo della vita in Trentino, che come ben noto è più alto rispetto ad altri territori. Non solo: questa percentuale consentirebbe anche di recuperare parte di quel potere di acquisto ‘lasciato per strada’ con l’ultimo rinnovo. I datori di lavoro hanno risposto con un 8,9% sul quadriennio e 250 euro una tantum per il recupero del potere di acquisto. Condizioni, queste, che mettono i lavoratori e le famiglie nelle condizioni di non far fronte ai rincari che caratterizzano questa fase storica.
Altro elemento è legato al ‘tempo tuta’: trattandosi di un settore che lavora con gli alimenti, è indispensabile indossare abbigliamento idoneo e il tempo per cambiarsi va riconosciuto come tempo di lavoro. 3 minuti al giorno quelli offerti dai datori, almeno 5 quelli richiesti dai sindacati.