Lotta allo sfruttamento e al caporalato: associazioni e sindacato lanciano la campagna “Siciliasfruttazero”

Mercoledì 20 novembre alle 11 conferenza stampa nella sede di Legacoop Sicilia

“Siciliasfruttazero” è il nome di una campagna contro lo sfruttamento nel lavoro e il caporalato, per la presa in carico e l’inclusione sociale delle vittime che sarà lanciata domani, 20 novembre, da un cartello composto da associazione Penelope, Coordinamento solidarietà sociale ets, Flai Cgil Sicilia, Centro studi Pio La Torre, Legacoop Sicilia, rete Fattorie sociali Sicilia e Arci Sicilia. Nel corso di una conferenza stampa dei responsabili del sindacato e delle associazioni, che si terrà alle 11 nella sede di Legacoop Sicilia, i promotori illustreranno una piattaforma di proposte  e azioni possibili per eliminare quello che viene considerato un “elemento strutturale della filiera agroalimentare, che scarica tutto il suo peso su lavoratrici e lavoratori e soprattutto sui migranti, più vulnerabili e ricattabili per via della loro condizione sociale e giuridica”.

La Sicilia è ancora oggi la prima regione italiana per superficie agricola utilizzata e per numero di occupati in agricoltura, seconda soltanto alla Puglia per unità produttive. Al 2021, dai dati pubblicati nel VI Rapporto agromafie e caporalato, le unità produttive ammontavano a poco più 82 mila e oltre 26 mila, più di un terzo, sono le aziende agricole che occupano maestranze alle proprie dipendenze, un numero che va oltre le 146 mila unità. I dati Istat stimano più di 280 mila irregolari in tutti i settori, mentre per quanto riguarda specificatamente il settore agricolo, i numeri parlano di una irregolarità che colpisce quasi 62 mila lavoratrici e lavoratori, di cui oltre 47 mila italiani e più di 14 mila stranieri. 

La legge 199 contro sfruttamento e caporalato è un’ottima legge e funziona, è importantissimo il lavoro che sta svolgendo la magistratura insieme agli organi di polizia giudiziaria per fare emergere illeciti e gravi violazioni dei diritti, ma si può e si deve fare di più. Prima di tutto le ispezioni, il rapporto annuale 2023 dell’Ispettorato nazionale del lavoro dice infatti che su oltre 26 mila aziende agricole con dipendenti presenti in Sicilia, le ispezioni portate a termine nel 2023 in Sicilia sono “ben” 17. Un dato semplicemente inaccettabile. I tempi di regolarizzazione dei migranti che emergono e denunciano, propedeutici all’accesso ai percorsi di assistenza e inclusione sociale e lavorativa, sono troppo dilatati per via di lungaggini burocratiche connesse al rilascio dei nulla osta da parte delle Procure. L’assenza, se pur previsti dalle Linee guida nazionali, di interventi strutturali di accompagnamento e sostegno alla fase di emersione ha evidenti ricadute negative sul percorso di regolarizzazione di migranti vittime di forme gravi di sfruttamento lavorativo e riduzione in schiavitù. Per completare il quadro, l’Osservatorio Placido Rizzotto ha individuato in Italia, pubblicandolo nel Quaderno “Geografia del Caporalato”, 405 aree dove avvengono fenomeni di sfruttamento lavorativo e caporalato. In tale contesto la Sicilia ha il triste primato, con ben 53 puntini rossi sulla mappa, mentre da una ricerca portata avanti dal dipartimento famiglia con il progetto Suprime sono 102 i luoghi individuati come insediamenti abusivi. 

Flai-Cgil, Penelope, Legacoop, Arci, centro studi Pio La Torre, Fattorie Sociali Sicilia, propongono a tutte le organizzazioni che vogliono aderire e portare il loro contributo, a tutte le istituzioni pubbliche di creare una grande alleanza per contrastare lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, capace di mettere in discussione un sistema produttivo che ha sacrificato sull’altare del profitto il rispetto ed il benessere delle persone.

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