Foresteria Boncuri di Nardò, la Regione vuole tagliare i fondi e chiede 2 euro ai lavoratori. Cgil e Flai: Proposta preconfezionata e tardiva

Foresteria Boncuri di Nardò, la Regione vuole tagliare i fondi e chiede 2 euro ai lavoratori. Cgil e Flai: Proposta preconfezionata e tardiva


Presentata in Prefettura una bozza di protocollo per la gestione della struttura aperta nel 2017. La Regione punta ad azzerare progressivamente il proprio finanziamento, a favore di una nuova gestione pubblico-privato, col contributo di lavoratori e aziende. Cgil e Flai Lecce: «Meglio discutere le modifiche per il prossimo anno»

Dopo averlo discusso con datoriali e con la Prefettura, ieri la Regione Puglia – durante la riunione del Tavolo provinciale permanente sul lavoro stagionale – ha presentato un “Protocollo di intesa per la definizione di un modello pubblico-provato e sostenibile” relativo alla foresteria Boncuri di Nardò. Un documento realizzato senza coinvolgere le organizzazioni sindacali, che prevede un contributo di 100 euro al mese a carico di ogni azienda per ogni operaio agricolo impiegato e di 2 euro a carico di ogni lavoratore. La scelta della Regione è quella di ridurre il finanziamento alla foresteria fino ad azzerarlo al termine dei tre anni di durata del protocollo. L’obiettivo, si legge, sarebbe “la piena autosostenibilità” del modello.

«Non intendiamo assolvere al ruolo di meri certificatori di decisioni prese da altri», commentano in una nota Tommaso Moscara e Alessandro Fersini, segretari generali territoriali rispettivamente della Cgil e della Flai di Lecce. «Riteniamo il Tavolo di ieri solo interlocutorio e stigmatizziamo il modus operandi di Regione e Prefettura. Ci sono molti aspetti da chiarire anche nel merito, per questo evidenziate le criticità riteniamo che la Regione Puglia per la stagione ormai iniziata debba procedere al finanziamento come negli anni passati. Una soluzione-ponte per arrivare preparati e con un percorso condiviso alla modifica della governance del modello Boncuri, argomento dal quale non ci sottrarremo e che va affrontato durante tutto l’anno nella Sezione territoriale della Rete del lavoro agricolo di qualità, istituita proprio presso la Prefettura e mai convocata».

La foresteria è nata nel 2017 per contrastare il fenomeno del caporalato ed è composta da 80 moduli per 320 posti letto. «Boncuri – si legge nella nota congiunta di Cgil e Flai Lecce – ha sì fornito una risposta al bisogno alloggiativo dei lavoratori migranti, me nel tempo ha anche assunto la forma di un ghetto istituzionalizzato e legalizzato, lontano dal centro abitato, avulso da politiche di inclusione, isolato per l’assenza di trasporto pubblico. Stando a quanto dichiarato dal Comune di Nardò, pare oggi pronto ad accogliere i lavoratori: i cancelli però resteranno chiusi fino alla firma del protocollo e del regolamento per accedere alla struttura di accoglienza. Proprio dalla bozza di progetto di gestione pubblica/privata del villaggio – elaborata da Prefettura, Regione, Comune di Nardò e aziende – emergono molti dubbi sulla sostenibilità economica del campo. Dubbi confermati dalla Regione che nel giro di tre anni intende azzerare le risorse, già dimezzate da quest’anno».

Nel periodo di punta, inoltre, il bisogno di accoglienza va ben oltre le 320 persone che Boncuri può ospitare. «Chi ha realmente contezza della situazione dentro e fuori dal campo – si legge ancora nel comunicato -, sa benissimo che la capienza è decisamente insufficiente. Tanto più se si considerano anche quei lavoratori in attesa di un contratto, ai quali è reso impossibile accedere al campo. È necessario intervenire sul problema abitativo: non è concepibile lasciare fuori dall’ospitalità lavoratori arrivati per lavorare nei nostri campi».

Anche sulla gestione, Cgil e Flai muovono alcuni dubbi: «Si chiede una suddivisione proporzionale dei costi tra i sottoscrittori del Protocollo, estendendo la compartecipazione alle spese anche ai lavoratori. Rigettiamo la proposta di chiedere ai lavoratori un contributo di 2 euro al giorno a titolo di welfare aziendale: questi sono temi che vanno trattati in sede di contrattazione collettiva».

Flai e Cgil di Lecce, infine, criticano la possibilità offerta alle aziende che comparteciperanno alla spesa di gestione (100 euro al mese a lavoratore) di ottenere un marchio etico, semplicemente perché versano un contributo per sostenere la foresteria, che tra l’altro non si sa ancora a beneficio di chi sarà erogato. «I veri criteri per stabilire se un’impresa è davvero rispettosa dei diritti dei lavoratori – chiosa la nota congiunta – sono fondamentalmente due: il rispetto del contratto e delle norme sulla sicurezza nei campi».

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