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Ferrara, sequestrati 650mila euro in un’operazione anti caporalato. Flai: Si applichi la legge 199 e si ricorra agli indici di coerenza

Ferrara, sequestrati 650mila euro in un’operazione anti caporalato. Flai: Si applichi la legge 199 e si ricorra agli indici di coerenza

«Il maxi-sequestro da 650mila euro disposto dalla Questura di Ferrara nei confronti di un soggetto già condannato per caporalato conferma, ancora una volta, che lo sfruttamento lavorativo in agricoltura non è un episodio isolato, ma un fenomeno ormai radicato anche nella nostra provincia». Così il segretario generale della Flai Cgil di Ferrara, Dario Alba, commenta in una nota l’operazione della divisione anticrimine della polizia di Ferrara, che ha eseguito un sequestro patrimoniale nei confronti di Ali Zulfiqar, 60 anni, accusato di sfruttamento e intermediazione illecita di lavoro, a danni di alcuni lavoratori di nazionalità pachistana. L’operazione, di cui è stata data notizia stamani, si è svolta il 27 e 28 novembre scorsi. L’uomo era stato già arrestato nel 2022 e poi condannato a tre anni di reclusione, anche in quel caso per intermediazione illecita e sfruttamento.

«Davanti a questa realtà – prosegue Alba – come Flai Ferrara riteniamo necessario rafforzare ulteriormente gli strumenti di prevenzione e controllo già attivi nella Sezione territoriale della Rete del lavoro agricolo di qualità. Poiché il percorso iniziato non può fermarsi né rallentare. È arrivato il momento di introdurre finalmente gli “indici di coerenza” previsti dalla legge 199/2016, che consentirebbero di verificare in modo oggettivo se il numero di lavoratori impiegati, le giornate di lavoro dichiarate e le superfici coltivate sono compatibili con quanto un’azienda realmente produce. Si tratta di uno strumento semplice ma potentissimo: confrontare ciò che si dichiara con ciò che si produce. Dove i numeri non tornano, c’è quasi sempre sfruttamento. L’adozione degli indici di coerenza renderebbe molto più difficile per i caporali e le aziende compiacenti continuare a operare, e darebbe nuova forza alle imprese oneste che rispettano la legge e il lavoro».

«Come Flai – insiste il segretario della Flai di Ferrara – continueremo a impegnarci con determinazione, attraverso sportelli di tutela, progetti territoriali come Agribus, collaborazioni istituzionali e iniziative sindacali, perché il caporalato colpisce l’intero comparto agricolo di qualità e mina la dignità delle persone. Ferrara merita un’agricoltura basata sulla legalità, sulla trasparenza e sul rispetto delle lavoratrici e lavoratori. Noi non arretreremo di un passo».

«Mentre la cucina italiana viene proclamata Patrimonio dell’umanità dall’Unesco – dichiara la segretaria nazionale Flai Silvia Guaraldi – ci troviamo ancora una volta di fronte al paradosso dell’agricoltura e dell’agroalimentare italiano: fiore all’occhiello del Made in Italy, settore trainante del Pil e dell’export e contemporaneamente tra i settori più esposti a illegalità, abusi e sfruttamento su lavoratori e lavoratrici. Bene i sequestri e le amministrazioni giudiziarie, ma ribadiamo con forza e nuovamente che serve uno scatto di reni da parte della politica, delle istituzioni, delle aziende sane del settore per debellare la piaga dello sfruttamento in agricoltura».

«Non siamo difronte a episodi marginali, intermediazione illecita, para-schiavismo, abusi di ogni genere sono cronaca quotidiana – dice ancora Guaraldi – per questo continuiamo a ribadire la necessità di applicare le straordinarie norme che abbiamo in tema di contrasto allo sfruttamento. Si applichi integralmente la legge 199/2016, si dia vita agli indici di coerenza citati nella legge 199 e li si renda vincolanti per l’accesso a finanziamenti e bandi pubblici, si prenda esempio dai territori che hanno rilanciato grazie al lavoro delle Sezioni territoriali della Rete del lavoro agricolo di qualità il ruolo pubblico nell’incrocio domanda e offerta di lavoro per contrastare l’intermediazione illecita, si risponda alle necessità di trasporto e di alloggi dignitosi per contrastare le attività dei caporali e per togliere alibi a quelle aziende che vogliono competere comprimendo i diritti dei lavoratori. La nostra cucina sarà davvero patrimonio dell’umanità solo quando le macchie della disumanità subita da lavoratori e lavoratrici saranno cancellate definitivamente, la nostra cucina sarà davvero patrimonio dell’umanità quando il nostro cibo sarà un cibo etico e socialmente sostenibile».

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