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A Rovigo la tavola rotonda sul caporalato nel Polesine chiude la settimana di sindacato di strada. Flai: Serve un’alleanza tra istituzioni e parti sociali

A Rovigo la tavola rotonda sul caporalato nel Polesine chiude la settimana di sindacato di strada. Flai: Serve un’alleanza tra istituzioni e parti sociali

I braccianti vittime di caporalato ci sono, ma restano invisibili. Nascosti nelle pieghe di una filiera agricola che, anche in Polesine, può celare forme di sfruttamento, intermediazione illecita, lavoro nero. Per accendere i riflettori su un fenomeno troppo spesso sottovalutato – se non rimosso – la Flai Cgil del Veneto e di Rovigo ha promosso ieri un convegno alla casa Sant’Andrea del Seminario vescovile di Rovigo, con istituzioni, forze dell’ordine, associazioni, enti del terzo settore e rappresentanti sindacali. L’obiettivo è fare il punto sulla situazione locale e promuovere un’azione collettiva contro il caporalato e lo sfruttamento in agricoltura.

Un passo importante è stato l’attivazione della Sezione territoriale della Rete del lavoro agricolo di qualità, coordinata dalla Prefettura di Rovigo e promossa dall’Inps, con la partecipazione di Inail, Anci, Ater, associazioni datoriali, organizzazioni sindacali e il Centro per l’impiego. «Una sorta di white list – ha spiegato il prefetto Franca Tancredi – che raccoglie le imprese agricole in possesso dei requisiti di onorabilità e regolarità contributiva. Uno strumento utile anche per concentrare in modo più efficace i controlli». Il prefetto ha ricordato inoltre il finanziamento ottenuto dal Comune di Castelguglielmo, grazie al Pnrr, per la riqualificazione di alloggi destinati a contrastare l’abusivismo e migliorare le condizioni abitative dei lavoratori.

A fornire un quadro aggiornato è stato il colonnello Umberto Geri, comandante del Gruppo Carabinieri per la tutela del lavoro di Venezia: nelle tre regioni di competenza (Veneto, Emilia-Romagna e Marche), l’8% dei lavoratori agricoli controllati è risultato in nero, mentre sono stati 97 i casi di caporalato accertati, per un totale di 864 lavoratori sfruttati. Di questi, ben 465 solo in Veneto.

Contro lo sfruttamento lavora da anni l’associazione NavigaRe, progetto regionale per il contatto, l’emersione e l’assistenza alle potenziali vittime di tratta e caporalato. «Solo attraverso un approccio multiagenzia e multidisciplinare si possono ottenere risultati concreti – ha detto Giuseppina Di Bari, referente del progetto -. Serve cooperazione tra tutti gli attori coinvolti». Un appello condiviso anche dall’avvocato Giovanni Barbariol dell’Asgi (Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione), che ha sottolineato il ruolo fondamentale della componente legale: «L’avvocatura non va esclusa dai tavoli di lavoro. Possiamo offrire tutela, consulenza giuridica e supporto per superare i limiti di un apparato normativo e burocratico spesso inefficace».

Durante l’incontro sono intervenuti anche il segretario generale della Cgil Rovigo Alberto Colombo, il segretario generale della Flai Cgil Veneto Giosuè Mattei e il capo dipartimento per le Politiche migratorie e la Legalità della Flai nazionale, Matteo Bellegoni. Hanno raccontato l’esperienza diretta delle Brigate del lavoro, attive in questi giorni nell’ambito della campagna nazionale Diritti in campo, che ha visto attivisti e sindacalisti percorrere le campagne polesane per incontrare i lavoratori e informarli sui loro diritti. Un’azione necessaria in un contesto in cui molti braccianti, spesso extracomunitari, lavorano senza tutele, senza formazione, senza conoscere la lingua né i loro diritti, vivendo in condizioni precarie, al margine della società.

La legge 199 del 2016 ha introdotto il reato di caporalato, ma secondo la Flai Cgil non basta. Anche la legge Bossi-Fini e il decreto Flussi mostrano limiti evidenti. «Serve un cambio di passo – ha ribadito il sindacato –. Non è sufficiente intervenire con controlli e repressione: servono politiche economiche e del lavoro che superino la logica del solo profitto e mettano al centro la dignità della persona».

Per la Flai Cgil è indispensabile costruire un’alleanza di territorio che coinvolga istituzioni, autorità ispettive, forze dell’ordine, associazioni datoriali e parti sociali. «Solo attraverso una responsabilizzazione collettiva e un lavoro multisettoriale sarà possibile contrastare in modo efficace il caporalato e restituire legalità, dignità e diritti al lavoro agricolo».

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