La primavera della Flai è in piazza, un mese vissuto manifestando 

Frida Nacinovich 

Un mese vissuto nelle piazze per riprendersi il futuro, perché le guerre tutto distruggono, a partire dalle vite umane, l’ambiente è sempre più a rischio, perché di lavoro si deve vivere e non morire, perché le libertà fondamentali delle donne sono finite sotto attacco, perché la criminalità organizzata è un cancro che può erodere anche i corpi più robusti. 

“Che la pietà non vi rimanga in tasca”, il verso di Fabrizio De Andrè diventa un ammonimento, un messaggio urbi et orbi, nel giorno in cui migliaia e migliaia di donne e uomini di ogni età inondano le vie e le piazze più belle di Roma. Si condanna, senza appello e senza alcuna attenuante, l’inaccettabile che va in scena non da mesi ma da molti anni in Ucraina, in tante altre terre dove ci sono le guerre di cui nessuno parla mai, a Gaza e in Cisgiordania, lì dove dove ci sono città che dovrebbero essere consacrate alla pace, nell’incontro delle tre principali religioni monoteiste del pianeta. Fuori la guerra dalla storia, il lavoro chiede pace. 

Ancora, una marea di adolescenti sfila per le vie e le piazze della città eterna. Sono arrivati puntuali, quando la primavera bussa alle porte insieme a un potente no collettivo a tutte le mafie. Nella Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti della criminalità organizzata, la scuola si trasforma in una palestra di memoria e di impegno. La battaglia che da anni Libera e don Ciotti portano avanti è per tutte e tutti noi, per affermare i valori della nostra Costituzione, della nostra democrazia. Per essere davvero liberi, bisogna essere liberi anche nel lavoro, dignitoso e senza ricatti. La piazza è piena, libera dalle mafie e dalla criminalità organizzata. Una giovane intona ‘Bandiera rossa’, avanti ragazze e ragazzi alla riscossa. 

E’ sempre primavera mentre Vinicio Capossela intona ‘Staffette in bicicletta’, e piazza Vittorio sembra il ritrovo prima della partenza di una tappa del giro d’Italia. Sulla bici, del resto, il paese ha costruito in oltre un secolo un immaginario collettivo che non teme confronti. Non era solo Gino Bartali, le staffette partigiane erano Vanda, Gina, Rina, Rosina, Bruna, Antonia, Elisabetta nomi di battaglia che ancora oggi commuovono, mentre l’artista irpino canta “voi che di voi dite che non vi sembra d’aver fatto granché”. E invece fecero tanto, tantissimo, perché hanno pagato con il sangue, anche con la vita, la nostra libertà e la nostra democrazia. A 80 anni dall’eccidio delle Fosse Ardeatine la pedalata partigiana è una boccata d’aria pura contro il fascismo, le guerre, il patriarcato, per la democrazia, la pace, la libertà. 

Le mobilitazioni non si fermano, e mezzo paese incrocia le braccia, almeno per quattro ore, nel giorno dello sciopero contro l’insicurezza sul lavoro deciso da Cgil e Uil dopo le ripetute stragi operaie che continuano a insanguinare la penisola. Manifesta anche chi ancora non lavora, come le giovanissime e i giovanissimi che scendono in piazza nel giorno del Global climate strike per non lasciarsi rubare il futuro. “Siamo resistenza climatica”, i Fridays for future camminano insieme alle realtà pacifiste. L’appuntamento del venerdì, ormai tradizionale, è un ottimo motivo per fermarsi a pensare, riflettendo su quale miserabile eredità stiamo lasciando ai nostri figli e nipoti che dovrebbero essere il tesoro più grande. La pace e il clima sono due anelli della stessa catena, per questo la Flai, e l’intera Cgil continuano la loro quotidiana opposizione civile ai conflitti armati. 

Adesso basta, sembra banale ripeterlo, ma quando due ragazzi di 23 anni muoiono sul lavoro in 24 ore, mentre tutti gli indicatori registrano che il Servizio sanitario nazionale continua a essere sotto finanziato in maniera drammatica, si pone un problema di democrazia. Dal Circo Massimo a Piramide il tragitto è breve, ma si allunga come un elastico quando decine di migliaia di uomini e donne ingolfano le strade più belle dalla città eterna, in un corteo rumoroso e colorato. Tra fischietti, tamburi e cori, il popolo di Cgil e Uil si fa sentire eccome. 

È il paese reale quello che manifesta, lo stesso che si ritrova davanti al Senato, per dire al governo e alla sua maggioranza che si debbono fermare, perché l’inserimento nel Pnrr di un emendamento che consente alle associazioni antiabortiste l’ingresso nei consultori pubblici è un attacco gravissimo, che viola l’autodeterminazione delle donne. “La libertà delle donne è il segno della libertà sociale”, sono le parole di Rosa Luxemburg a fotografare efficacemente quello che dovrebbe essere e che ancora non è. 

Arriva il 25 Aprile, e milioni di uomini e donne di ogni condizione sociale lo ricordano. E’ quella Liberazione che Sergio Mattarella ben definisce “giorno fondativo della nostra Costituzione”. Perché senza memoria non c’è futuro. Una memoria da tramandare, dai nonni ai figli ai nipoti. In questa cornice non stonano certo i banchetti della Cgil dove si raccolgono le firme per i quattro referendum presentati dalla Confederazione per avere un lavoro sicuro, più giusto, con diritti, tutele e decentemente pagato. Ora e sempre resistenza, ci mettiamo la firma e manifestiamo.

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