Ancora un omicidio bianco, a Brindisi. Flai Puglia: “Non chiamateli morti sul lavoro ma di lavoro”

Ancora un omicidio bianco, a Brindisi. Flai Puglia: “Non chiamateli morti sul lavoro ma di lavoro”

Gagliardi: “Si lavora per vivere e non per morire. La politica faccia silenzio e agisca per affrontare seriamente il fenomeno

L’ultima morte bianca in ordine di tempo è stata la notte scorsa, presso lo zuccherificio di Brindisi. Sono stati i colleghi di lavoro a dare l’allarme, ma vano è risultato l’intervento dei soccorsi.

“Anche Vincenzo Valente, 46 anni, metalmeccanico di un’azienda in appalto, è morto di lavoro – afferma Antonio Gagliardi, segretario generale della Flai Cgil Puglia – eppure Vincenzo, come tutti gli altri, lavorava per vivere. Siamo di fronte all’ennesima tragedia che deve spingere gli addetti ai lavori e, soprattutto, la politica a fare silenzio nel giorno di lutto in segno di rispetto nei confronti dei familiari distrutti dal dolore. Ma dopo il lutto si deve prendere atto dello stato delle cose e decidere che il fenomeno va affrontato alla radice, facendo attenzione anche al linguaggio: basta parlare di morti sul lavoro, queste sono morti di lavoro!”.

Intanto, la Flai Puglia fa sapere che già i dati ufficiali relativi al primo trimestre del 2024 di incidenti e infortuni mortali nella regione sono allarmanti, un bollettino di guerra. Ad oggi si registrano 17 decessi, 2 negli ultimi 4 giorni. Nel panorama nazionale è il secondo dato più tragico dopo quello della Lombardia. L’indice di incidenza sugli occupati è il terzo dopo il Trentino-Alto Adige e la Valle d’Aosta. A livello provinciale è proprio Brindisi la città con la peggiore incidenza in Italia. Un record che nessuno vorrebbe avere.

“Ai familiari di Vincenzo va innanzitutto il cordoglio della nostra organizzazione – continua Gagliardi – ma siamo anche di fronte all’ennesima morte che non deve ridurci a commiati e frasi di circostanza. Tutta la Cgil chiede da tempo forti investimenti in materia di salute e sicurezza sul lavoro, come pure è impegnata in progetti, in collaborazioni con l’Inail ed altri istituti e associazioni del territorio mirati proprio alla promozione della cultura della sicurezza. Ma il governo al quotidiano bollettino di guerra risponde tagliando il budget destinato al risarcimento alle famiglie delle vittime, non assumendo provvedimenti che rafforzino la prevenzione e gli istituti ispettivi, men che meno sulla responsabilità delle imprese o sul sistema degli appalti. 

“La campagna referendaria lanciata dalla Cgil per un lavoro tutelato, sicuro, dignitoso e stabile ha anche l’obiettivo di accrescere quel senso civico in grado di impedire che si parli di morti bianche utilizzando termini come ‘fatalità’, per giustificare scelte orientate al profitto e che non hanno rispetto della salute e della dignità delle persone. Chi calpesta diritti e tutele è in qualche modo complice di un andazzo odioso e criminale. Quando tutti avremo capito che si muore di lavoro e non sul lavoro, avremo compreso che esiste un complemento di colpa e non di luogo. La differenza è sostanziale nell’assunzione delle responsabilità e per definire le strategie per contrastare questo fenomeno”.

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