Piazze grandi  

Anche nelle regioni settentrionali, quelle che nell’iconografia industriale sono chiamate la locomotiva d’Italia, lo sciopero generale di Cgil e Uil ha visto vuotarsi gli stabilimenti e riempirsi le piazze. Una mobilitazione che nelle fabbriche era nata, con le centinaia di assemblee di inizio autunno, e che si è manifestata con quaranta piazze invase da lavoratrici e lavoratori, studenti e pensionati, nel segno di quella solidarietà intergenerazionale messa a rischio dalle decisioni di un esecutivo capace addirittura di peggiorare la legge Fornero, e di mettere in cantiere una riforma fiscale che avvantaggia chi ha di più e penalizza chi ha di meno. Manifestazioni non solo di protesta ma anche di proposta, perché il lavoro sia di qualità, giustamente pagato e nel rispetto dei diritti, per produzioni che tornino a fare onore alla tradizione del made in Italy. Il Settentrione, dal Friuli Venezia Giulia al Piemonte, dalla Lombardia all’Emilia Romagna, dal Veneto alla Liguria, senza dimenticare il Trentino Alto Adige e la Valle D’Aosta, ha incrociato le braccia con un’adesione media del 75%. Lavoratrici e lavoratori dell’agroindustria hanno scioperato compatti, con punte del 100% alla Parmalat di Parma, alla Conserve Italia di Ravenna, alla Monviso Group di Torino, del 90% alla Boston Food di Como, alla Birra Peroni di Padova e alla Mutti di Parma, dell’89% alla Bauli di Verona. A Cuneo vie e piazze così affollate non si erano mai viste, parola di quelli che in città ci vivono. Tanta, tantissima partecipazione in una giornata arricchita anche da tanti arcobaleni della pace, a ricordare la pestilenza delle guerre che insanguinano il pianeta, a partire dalla Palestina e dall’Ucraina, e tanto rumore per denunciare che ogni tre giorni in Italia una donna viene uccisa per mano di un uomo.    

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