Lavoriamo per la pace

Con lo scoppio e il protrarsi della guerra in Ucraina si stanno ridisegnando gli equilibri politico-economici mondiali. Si consuma sul suolo ucraino ed europeo un nuovo scontro tra potenze in lotta per la supremazia nel governo e nel dominio del pianeta. La Flai Cgil esprime forte preoccupazione rispetto alle scelte di rafforzamento militare della Nato, al suo allargamento, al potenziamento delle forze militari USA nei territori europei, Italia compresa, che producono militarizzazione e innalzamento del livello di scontro, abbandonando così ogni idea di promozione di una cultura di pace, che avrebbe invece necessità di essere rafforzata. L’Europa sta rinunciando al suo ruolo strategico di diplomazia per traghettare il conflitto russo-ucraino verso una risoluzione e per promuovere un’idea di Pace globale agendo per dirimere le tante guerre troppo spesso dimenticate nel resto del mondo, a partire dalla guerra in suolo palestinese.

La Flai Cgil esprime profonda preoccupazione anche per le ripercussioni che il conflitto in ucraina, le speculazioni economico-finanziarie, le ripercussioni delle sanzioni hanno e avranno soprattutto per i paesi africani, con il rischio che nuove carestie, nuove tensioni causino ulteriori conflitti e perdite di vite umane.

Esprime anche preoccupazione per l’uso distorto e semplificatorio del sistema giornalistico e dei media che influiscono sulla costruzione del pensiero e sulla capacità delle persone di assumere punti di vista autonomi e rischiano di banalizzare le discussioni e allontanare le persone dalla possibilità di partecipare ai processi decisionali e dalla vita politica, come il forte astensionismo ci conferma, in tal senso si impegna e rivendica un ruolo forte della Flai e della Cgil per colmare il vuoto di discussione e confronto.

Infatti, il dibattito di guerra, stucchevole e volgare per antonomasia, inizia ad assumere toni ridicoli e grotteschi. I crescenti venti interventisti non favoriscono minimamente l’ipotesi di mettere al centro delle discussioni la vita e i bisogni delle migliaia di donne, uomini e bambini che la guerra la subiscono. La guerra determinerà un vinto e un vincitore, ma in mezzo ci sono e ci saranno gli sconfitti. Gli sconfitti saranno in entrambi i campi, perché in guerra gli sconfitti sono trasversali e sono sempre lavoratrici e lavoratori totalmente estranei agli interessi di chi la guerra la vuole. Siano essi ucraini che subiscono l’occupazione russa, russi, ceceni deportati che preferiscono rischiare di morire in Ucraina che avere certezza di vedere la propria famiglia torturata a casa propria. O come i curdi, finiti in mezzo ad una spregevole contrattazione internazionale fino a diventare elemento di baratto per l’estensione dei confini alla Nato. 

A questa situazione già di per sé drammatica dei già noti cambiamenti climatici si sommano gli effetti che siccità che colpiscono il nostro continente, che produrranno un ulteriore crisi ambientale sotto forma di crisi dei raccolti, della qualità delle produzioni e infine di incendi che martorieranno territori arsi da mesi senza acqua e temperature insostenibili, con effetti sull’occupazione e sulle condizioni di lavoro. Nel nostro Paese questi effetti si scontrano con la difficoltà di governo del sistema idrico e dei consorzi di bonifica, per questo come organizzazione noi sosteniamo la necessità di un tavolo nazionale.

Il filo conduttore che vede sempre nella classe lavoratrice la categoria più svantaggiata da queste condizioni ci pone di fronte ad urgenza reale e irrimandabile: creare condizioni di pace, sostenibilità e equità concrete e diffuse che tutelino e mettano in sicurezza non gli interessi dei capitali finanziari ma le persone e le loro vite. 

Per queste ragioni la CGIL è scesa in piazza lo scorso 18 giugno. Per la Pace, per la promozione della giustizia sociale, per la promozione di un mondo più equo dobbiamo tutte e tutti impegnarci affinché le nostre iscritte e i nostri iscritti, gli attivisti, i delegati e le delegate si impegnino costantemente nella promozione di azioni che non solo promuovano la pace e la giustizia sociale, ma che siano parte attiva di un movimento culturale e sociale a partire dal rivendicare lo stop alle speculazioni finanziarie che attengono alla sovranità alimentare.

 

(dal documento conclusivo dell’ultimo comitato direttivo Flai Cgil)

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