La Flai firma, per resistere

Nel giorno della Liberazione più partecipata da molti anni a questa parte, non sono ancora passate in archivio le parole dell’ineffabile ministro Lollobrigida, pronto a dire in tv alla vigilia della festa che la “parola antifascismo ha portato con sé anche dei morti”. A contraddirlo milioni di uomini e donne di ogni età e condizione sociale, scesi in piazza per ricordare e attualizzare quel 25 aprile 1945 che Sergio Mattarella ben definisce “giorno fondativo della nostra Costituzione”. Per poi aggiungere: “Intorno all’antifascismo è doverosa l’unità popolare”. Perché senza memoria non c’è futuro. Una memoria da tramandare, dai nonni ai figli ai nipoti. In questa cornice non stonano certo i banchetti della Cgil dove si raccolgono le firme per i quattro referendum presentati dalla Confederazione per avere un lavoro più giusto, con diritti, tutele e decentemente pagato, in un paese attanagliato da una precarietà endemica che provoca anche una pericolosissima insicurezza, sintetizzata dall’agghiacciante media di tre infortuni mortali al giorno, e tanti altri incidenti gravi che a stento trovano spazio nelle cronache nazionali. Sotto gli arcobaleni della pace, in tante e tanti firmano quei referendum che indicano con chiarezza come un’altra Italia sia possibile. Un paese più giusto, più attento alle necessità delle fasce più deboli della popolazione, dove accanto alla parola lavoro ci sia sempre la parola dignità. Le nostre firme per liberare il lavoro. Ora e sempre resistenza. Adesso basta, ci mettiamo la firma. E manifestiamo.

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