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La Flai al congresso Ces: “Il sistema neoliberista va messo in discussione”

Sono seicento i delegati, provenienti da 41 paesi del vecchio continente, che animano il quindicesimo congresso della Ces, la Confederazione europea dei sindacati, in corso a Berlino. Per la Flai Cgil interviene il responsabile internazionale Andrea Coinu. “L’unico modo per costruire un futuro solido per la nostra Europa – osserva – è quello di favorire una politica che parli di coordinamento pubblico dello sviluppo. Che parli di persone e non solo di bilanci, che non prenda più le politiche di austerità come opzione di governo. La democrazia del nostro continente è sotto pressione perché il vecchio accordo sociale non regge più e le diseguaglianze dilagano. La narrazione contrapposta alla nostra è di non di tassare i profitti finanziari e dire che se sei povero è colpa tua”. Al contrario, per Coinu sono necessarie “regole fiscali più solidali, che tutelino la ridistribuzione del reddito dove le ricchezze vengono prodotte, cioè nel lavoro e nella conoscenza offerta dai lavoratori.  Invece oggi, come Robin Hood al contrario, si tassano i poveri per dare ai ricchi”. “Non possiamo continuare a dare soldi pubblici alle imprese – aggiunge il sindacalista della Flai Cgil – non tassare i profitti finanziari. Non possiamo accettare la logica del liberismo che giustifica il lavoro povero, la precarietà e lo sfruttamento di tanti per la ricchezza di pochi”. Per Coinu : “L’ultradestra si è storicamente imposta promettendo di risolvere due problemi, disoccupazione e inflazione. Stiamo attenti, siamo esattamente in quel territorio. Si parla di inflazione solo per i rischi che corrono le banche centrali e non di quelli delle persone che sempre più facilmente vengono trascurate dalle protezioni sociali, e permettiamo alla destra di dire che la disoccupazione è solo colpa degli immigrati, accendendo una guerra tra lavoratori e alimentando patetiche illusioni nazionaliste”. Coinu contesta un  capitalismo “le cui narrazioni creano differenze dove non esistono. Invece le diseguaglianze di sistema sono sempre uguali ovunque, penalizzano chi per vivere deve lavorare e al tempo stesso avvelenano l’ambiente. Proprio l’ambiente è il nuovo contraente debole del rapporto tra capitale e lavoro, ed è nostro compito tutelarlo così come era previsto nel green deal. Perché l’ambiente avvelenato uccide prima i lavoratori e produce cibo per ricchi e cibo per poveri. Non dobbiamo accettarlo. Così come non possiamo accettare che esistano scuole e ospedali per ricchi e scuole e ospedali per poveri. Serve un nuovo modello sociale più solidale. Se non rilanceremo l’obiettivo di una maggiore redistribuzione della ricchezza ci sarà sempre un terreno fertile per le destre, che ingrassano nelle diseguaglianze e nelle crisi sistemiche del capitalismo”. “Saranno anni difficili in questo processo di transizione e facciamo bene a imbastire da subito percorsi di mobilitazione che parlino di pace e solidarietà, ma ricordiamo – conclude il responsabile internazionale della Flai Cgil – senza mettere in discussione il sistema avremo sempre un nuovo fascismo e una nuova guerra di cui aver paura”.

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