Jorit consegna alla categoria i ritratti di Argentina Altobelli e Giuseppe Di Vittorio, due personaggi chiave nella storia dell’organizzazione. La conferenza stampa diventa l’occasione per annunciare cinque mesi di intensa mobilitazione
I ritratti di Argentina Altobelli e Giuseppe Di Vittorio entrano nella ‘human tribe’ di Jorit, una ‘tribù umana’ di cui fan parte Nelson Mandela, Antonio Gramsci, Che Guevara. Donne e uomini che non si possono dimenticare. Con i volti solcati dalle caratteristiche due strisce rosse, Altobelli e Di Vittorio fanno mostra di sé nella sede nazionale della Flai Cgil di via Leopoldo Serra. “Ho cercato di non cambiarli troppo per renderli riconoscibili, avevo solo poche vecchie foto, è stata una bella sfida”, confida l’artista partenopeo. Scommessa vinta. Sono subito applausi, emozionati, quando vengono rimosse le lenzuola bianche che coprono i dipinti, sembrano guardarti. In Flai il sindacato di strada è anche street art.
Perché chiedere a Jorit di dipingere Di Vittorio e Altobelli? “Perché Di Vittorio quando aveva 8 anni era già un bracciante – spiega Giovanni Mininni, segretario generale della Flai Cgil – a 10 anni partecipava ai primi scioperi, a 15 era iscritto alla sezione dei giovani socialisti. Un grande organizzatore di lavoratrici e lavoratori agricoli, che non dovevano continuare ad alzare il cappello ma essere trattati con pari dignità rispetto ai padroni delle terre. Pensiamo al Di Vittorio dirigente della Cgil – aggiunge il segretario – per la Flai un esempio, in prima linea per la giustizia sociale, l’emancipazione dallo sfruttamento. Quello stesso sfruttamento che continuiamo a combattere in continuità con quella storia, nelle campagne e non solo”.
Le voci di guerra si fanno sempre più insistenti. “Ci piace anche ricordare e rivendicare la posizione di Peppino Di Vittorio contro la guerra, per la pace – sottolinea Mininni – La Cgil è stata sempre in piazza, con altre associazioni, motore e promotore di continue manifestazioni per la pace dall’invasione dell’Ucraina, contro la mattanza in corso a Gaza. Di Vittorio era un grande costruttore di pace, prese posizione anche contro l’invasione dell’Ungheria, per un’umanità diversa, per affrancare le masse operaie dal capitalismo. Nelle guerre è sempre la gente comune a pagare il prezzo più alto. Argentina Altobelli nasce il 2 luglio 1866, un po’ prima di Di Vittorio, che è dell’11 agosto 1892, aderisce da subito al partito socialista, organizzatrice e propagandista. Talmente riconosciuta come donna straordinaria, che quando Carlo Vezzani nel 1904 rinuncia alla carica, di lì a poco viene eletta a furor di popolo segretaria generale di Federterra. Le donne ancora non hanno diritto al voto, Argentina Altobelli è un simbolo di emancipazione, parità di genere, battaglie importanti anche di prospettiva. Dai 152mila del 1901, sotto la sua guida gli iscritti arriveranno ad essere più di 800mila nel congresso 1919. Una pacifista convinta, fin da subito, neutralità e rifiuto delle guerre imperialiste”.
Mininni lancia di fronte ai due ritratti una mobilitazione che vedrà la Flai impegnata nei prossimi cinque mesi. “Contro le guerre che funestano il pianeta, per una giustizia sociale sempre più necessaria – spiega il segretario – Giorni fa siamo tornati a Foggia, nel ghetto della vergogna di Borgo Mezzanone, dove si vive in condizioni insopportabili, dove manca tutto, a cominciare dall’acqua. Sono stati fatti troppi pochi passi avanti, eppure i soldi ci sono, i fondi del Pnrr sono stati confermati proprio per riuscire ad avere alloggi dignitosi e un lavoro certo. Ma non è ancora stato nominato un commissario straordinario, si rischia di perdere tutto, il governo al di là dei proclami latita”.
Con la segretaria nazionale, Silvia Guaraldi, si entra nel dettaglio delle future iniziative della categoria. “Ci aspettano 5 mesi intensi – avverte – Abbiamo deciso di riprendere, dopo una pausa dovuta anche dalla pandemia, alcune attività per noi fortemente identitarie, rilanciandone il profilo nazionale. Dobbiamo rimettere al centro il lavoro dopo 30 anni di umiliazioni – sottolinea Guaraldi – dobbiamo ridurre ricattabilità e precarietà. A fine maggio riproporremo nella sua veste più classica il premio Jerry Masslo. Abbiamo pubblicato il bando in febbraio, e i prossimi 29, 30 e 31 maggio saremo impegnati in una tre giorni di iniziative che ci vedrà commemorare Masslo, bracciante sudafricano ucciso a Villa Literno a seguito di un tentativo di furto il 25 agosto 1989. Proprio in suo nome, il 7 ottobre 1989, ci fu la prima grande manifestazione nazionale contro il razzismo”. La segretaria nazionale spiega che “nella prima giornata ricorderemo Masslo andando al cimitero e poi facendo visita ad alcuni beni confiscati, per approfondire il tema del riuso di queste terre, della restituzione alla comunità come luoghi di socialità, dove il lavoro è giusto e dignitoso. Nella seconda giornata, con il segretario nazionale Maurizio Landini, parleremo di lavoro giusto e politiche migratorie, dello sfruttamento di chi fugge da guerre, carestie e violenze di ogni genere, costretto in una posizione di debolezza anche da leggi che rendono l’integrazione un miraggio, a partire dalla Bossi-Fini. Nel pomeriggio omaggeremo la figura di don Peppe Diana, simbolo della lotta alle mafie, sempre vicino agli ultimi, con la presentazione del libro di Sergio Tanzarella. In tarda serata proietteremo ‘Io capitano’ di Matteo Garrone, insieme a uno dei protagonisti del bellissimo film. Nella terza giornata verranno premiati i vincitori”.
“A partire dalla seconda metà di giugno – continua Guaraldi – riprenderemo l’attività di sindacato di strada con la campagna Diritti in campo e con le brigate del lavoro. Attività simbolo della nostra categoria, che è anche diventata negli anni una modalità ordinaria di azione per stare vicino alle lavoratrici e ai lavoratori invisibili e sfruttati. Con le nostre brigate del lavoro, composte da delegate e dirigenti della Flai provenienti da tutta Italia e da compagne e compagni delle associazioni saremo presenti prima nelle campagne pontine, poi nel foggiano e a settembre nel veronese. Non possiamo far cadere nel silenzio il dramma dello sfruttamento e del caporalato nel momento in cui ci apprestiamo a una mobilitazione straordinaria con la presentazione di quattro referendum per liberare il lavoro dalle gabbie in cui è stato chiuso in decenni di umiliazioni. Lanciamo la nostra mobilitazione proprio nel momento della consegna delle due opere raffiguranti Altobelli e Di Vittorio, che sono un po’ i nostri padre e madre, con la loro passione, il loro entusiasmo, la loro dedizione alla causa degli ultimi, dei più deboli, dei braccianti sfruttati nei campi. Siamo i loro eredi sempre al fianco dei più bisognosi, per dare loro riscatto”.
Jorit è cresciuto nella periferia di Napoli, a Quarto. “Eravamo tutti degli esclusi, degli emarginati – racconta – Mi sono salvato dipingendo. Perché provavo rabbia nei confronti delle ingiustizie, trovavo pazzesco che ci fossero persone che hanno e persone che invece non hanno niente. E sulla terra l’ingiustizia è ancora più eclatante, è il posto dell’ingiustizia per eccellenza. Tu nasci e hai la terra, prendi altre persone che quella terra la lavorano e le sfrutti. Qualcosa non torna. In questo senso la Cgil è un porto sicuro per arginare un mondo ingiusto e insopportabile”. Uniamoci con tutti gli altri lavoratori, in ciò sta la nostra forza.