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Il taglio della Pac nel nuovo bilancio Ue è miope e danneggia lavoratori e ambiente

Il taglio della Pac nel nuovo bilancio Ue è miope e danneggia lavoratori e ambiente

Nella proposta di bilancio pluriennale 2028-2034 presentata ieri dalla Commissione europea si paventa una riduzione del 20% delle risorse per la Politica agricola comune e una centralizzazione della loro gestione in capo ai governi nazionali. Mentre si insiste col mantra della semplificazione, che si traduce in deregolamentazione. Così l’Europa prova a sottrarsi dagli impegni rispetto alla transizione ambientale e alla sostenibilità sociale del lavoro agricolo

È inaccettabile la proposta di smantellamento della Pac contenuta nella bozza di bilancio pluriennale presentato ieri dalla Commissione Ue (relativo al periodo dal 2028 al 2034, ndr). Il taglio del 20% delle risorse per l’agricoltura europea che si profila è un segno di miopia che frena il rinnovamento necessario ad uno dei settori strategici dell’Unione. In questo modo si baratta il sostegno al settore che produce uno dei principali “beni comuni”, il cibo, col finanziamento del peggior mercato di morte, l’industria bellica, nell’ambito di un’irresponsabile corsa al riarmo.

L’istituzione di un fondo unico dove far convergere le spese per la Politica agricola comune e quelle per i Fondi di coesione, la maggior discrezionalità dei governi centrali su queste voci di bilancio e il mantra della semplificazione utilizzato per presentare anche questa operazione sono segnali allarmanti di un disimpegno rispetto alle sfide della sostenibilità ambientale e sociale dell’agricoltura. Una “nazionalizzazione della Pac” rischierebbe poi di creare un pericoloso accentramento a danno delle istanze delle comunità locali europee e comprometterebbe un adeguato coinvolgimento e contributo del Partenariato economico e sociale. Per non parlare del pericolo di nuove forme di dumping tra i diversi Stati dell’Unione».

È necessaria una Pac che guidi in modo efficace la transizione ambientale e che fornisca risposte alle aree interne a rischio di spopolamento e di dissesto idrogeologico. Di tutto ciò non vediamo traccia, così come non si vede all’orizzonte una sufficiente redistribuzione delle risorse europee verso chi svolge in agricoltura una funzione sociale essenziale e verso chi rischia di essere strangolato dalle dinamiche di mercato.

L’attualità che quotidianamente ci conferma l’accelerazione dell’impatto del cambiamento climatico sull’agricoltura e sulla vita dei cittadini evidenzia la necessità risposte coraggiose, determinate ed intelligenti, per sostenere le aziende e i lavoratori agricoli in un processo di transizione ambientale socialmente sostenibile. Invece i recenti indirizzi della Commissione europea, anche quelli contenuti nel Quadro finanziario pluriennale presentato ieri, risultano timidi e in molti casi controproducenti.

Nella proposta di riforma della Pac, infine, il capitolo del lavoro agricolo risulta ancora una volta marginale. L’indicatore dell’occupazione non viene considerato tra i parametri per definire il valore del sostegno e non viene rafforzata la condizionalità sociale. Il settore agricolo è uno dei comparti a maggior tasso di informalità e a maggior incidenza di sfruttamento e irregolarità, per questo la condizionalità sociale andrebbe rafforzata ed estesa ad ogni contributo pubblico erogato, mentre non solo non si sta pensando di rafforzare il regime di condizionalità sociale, ma addirittura leggiamo nel mantra delle tanto sbandierate semplificazioni un forte rischio di deregolamentazione a discapito della legalità e della dignità dei lavoratori e delle lavoratrici del comparto.

Silvia Guaraldi
Segretaria nazionale Flai Cgil

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