“Dai campi al voto”, il 26 maggio la mobilitazione della Flai Cgil davanti a tutte le Prefetture italiane per promuovere i referendum

Con questa protesta diffusa il sindacato chiederà alle istituzioni di impegnarsi ad applicare le norme per prevenire sfruttamento e lavoro nero nell’agroalimentare. Il segretario generale Mininni: «Votando 5 Sì l’8 e 9 giugno possiamo cancellare leggi ingiuste e cominciare ad abbattere il muro della precarietà»

Un presidio sotto le Prefetture di ogni provincia del Paese. Obiettivo: chiedere che si attivino tutte le misure previste dalla legge per prevenire e contrastare caporalato e sfruttamento nell’agroalimentare e promuovere i cinque Sì ai referendum dell’8 e 9 giugno su lavoro e cittadinanza. È la mobilitazione diffusa, intitolata “Dai campi al voto. Per un lavoro tutelato, sicuro e giusto”, che la Flai Cgil nazionale ha organizzato per lunedì 26 maggio in tutta Italia.

«Il legame tra il contrasto al lavoro nero in agricoltura e nell’industria alimentare e la campagna referendaria è semplice – dichiara il segretario generale della Flai Giovanni Mininni -. I temi che affrontano i cinque referendum, ossia licenziamenti illegittimi, precarietà, salute e sicurezza negli appalti, diritto alla cittadinanza, sono purtroppo vivi e attuali anche nella filiera dell’agroalimentare italiano».

«D’altronde – prosegue Mininni – lo sfruttamento nei settori che seguiamo è parte di un modello di lavoro sempre più precario e senza tutele e le logiche che determinano il caporalato non le troviamo solamente in agricoltura ma anche nelle filiere degli appalti di diversi nostri settori industriali, dove poi sono più frequenti gli infortuni sul lavoro».

Nei settori produttivi di alimentare, bevande e tabacco, stando ai dati Inail elaborati dalla Consulta interassociativa per la prevenzione, le denunce di infortunio sul lavoro nel 2024 sono aumentate del 3,2%. In agricoltura invece, a fronte di un lieve calo delle denunce di infortunio, abbiamo assistito lo scorso anno all’aumento del 10,1% degli infortuni mortali. Tra cui quello di Satnam Singh, il bracciante abbandonato davanti casa sua con il braccio tranciato in una cassetta di plastica dal datore di lavoro dopo aver subito un incidente lo scorso giugno nei campi dov’era sfruttato. Nell’agricoltura italiana, le lavoratrici e i lavoratori irregolari sono circa 200mila, come registrato nel VII Rapporto del nostro osservatorio Placido Rizzotto, a fronte di 405 zone italiane censite in cui sfruttamento e lavoro nero son endemici. Dai dati sulle ispezioni del 2024 nelle aziende agricole, infine, emerge un aumento preoccupante del tasso di irregolarità pari al 68,4% (+9,2% rispetto all’anno precedente).

Per questo la Flai ha scelto di mobilitarsi in tutta Italia. «Siamo di fronte ad una battaglia referendaria che ci dà la possibilità non solo di cambiare finalmente leggi che penalizzano e mettono a rischio la sicurezza dei lavoratori, ma anche di rifiutare un disegno di società imposto da anni di politiche liberiste e sostituirlo con uno nuovo, basato su un’idea chiara, precisa, equa, di giustizia sociale – dice ancora Mininni -. È una sfida che possiamo vincere. Per questo chiediamo a tutti di sostenerla, mentre chiediamo alle istituzioni di fare la propria parte nel combattere sfruttamento e lavoro nero».

Alle Prefetture la Flai chiederà anche il pieno rispetto della legge 199 del 2016, attraverso l’insediamento in ogni provincia delle Sezioni territoriali della Rete del lavoro agricolo di qualità. Si tratta di organismi dove istituzioni, sindacati e datoriali collaborano per predisporre misure su alloggi, trasporti, intermediazione di manodopera, prevenzione del lavoro nero in agricoltura. Ad oggi, solo 49 Sezioni territoriali si sono insediate, meno della metà di quelle previste.

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