Il 19 giugno 2024 Satnam Singh, lavoratore agricolo 31enne impiegato in nero nell’Agro Pontino, moriva all’Ospedale San Camillo di Roma dopo aver perso un braccio in un grave incidente ed essere stato abbandonato dal datore di lavoro. Un anno dopo, Flai Lazio e Flai Frosinone Latina ripercorrono la vicenda e fanno il punto sulle mancate risposte della politica
In questi giorni che segnano un anno dall’incidente e poi, a distanza di poco, dalla morte di Satnam Singh nelle campagne in provincia di Latina, il 19 giugno scorso, ci siamo più volte interrogati se e cosa sia cambiato da quella tragica morte. Non è facile fare un bilancio di quanto sia cambiato nel mercato del lavoro agricolo, nel tessuto sociale e nelle regole che impattano sulla vita di chi lavora in Italia e molto spesso viene da Paesi stranieri.
Sicuramente noi abbiamo svolto tanta attività, quella che ci ha sempre caratterizzato, e tanto altro, ma con il carico e la responsabilità di quello che era accaduto a Satnam e anche alla persona che lavorava con lui, alla sua giovane compagna Soni, persone che hanno vissuto l’orrore di quei primi momenti e poi l’incubo dell’accaduto, persone che abbiamo guardato negli occhi pieni di lacrime e disperazione.
È il 17 giugno del 2024, verso le 16.30, quando un lavoratore agricolo di nazionalità indiana, che ha come punto di riferimento i nostri uffici, contatta Laura Hardeep Kaur, segretaria generale Flai Cgil del territorio, spiega cosa è successo, manda la foto che non avremmo mai voluto vedere.
In un campo a Borgo Santa Maria (nel Comune di Cisterna di Latina) un lavoratore indiano, Satnam Singh, anni 31, lavoratore in nero nell’azienda di Antonello Lovato, ha avuto un incidente, grave, gravissimo, mentre stava utilizzando un macchinario artigianale avvolgiplastica. L’attrezzo gli ha amputato un braccio. Ci spiegano che il datore di lavoro – anzi il “padrone” – anziché soccorrerlo lo ha caricato in malo modo su un furgone e scaricato nei pressi di casa, accanto ai bidoni dell’immondizia, assieme ad una cassetta contenente il braccio staccato.
La Flai accorre e rivediamo dal vivo la scena vista in foto, nessuno è preparato a tanto, nessuno può esserlo, arrivano i soccorsi ma è tardi, tardissimo, troppo il sangue perso da Satnam, troppo grave l’incidente, troppo tutto. Il 19 giugno Satnam Singh muore all’ospedale San Camillo di Roma. Noi eravamo lì, dove non avremmo mai voluto essere.
Poi grande solidarietà, partecipazione, indignazione, le indagini, tanti controlli sul territorio, tanti riflettori accesi come era giusto e doveroso dopo quel barbaro omicidio. La notizia fa letteralmente il giro del mondo in un vortice mediatico che – nostro malgrado – ci vede al centro. Tante parole anche molto belle, tanto interessamento della politica.
Tanto raccontare, sottolineando che veniva squarciato il velo sul caporalato e lo sfruttamento nell’Agro Pontino. Purtroppo, è un velo che la Flai e la Cgil hanno squarciato da almeno quindici anni, denunciando, cercando soluzioni e non c’era bisogno di questa morte per venire a conoscenza di quella realtà. Si è trattato certo di una vicenda unica per crudeltà e responsabilità dirette, ma l’ennesima legata a condizioni di sfruttamento in quel territorio.
Lo abbiamo detto il 19 giugno 2024, lo avevamo detto prima, lo ripetiamo oggi: la morte di Satnam non è frutto di un gesto criminale estemporaneo, è la conseguenza estrema di un sistema che governa un pezzo importante del mercato del lavoro agricolo fatto di lavoro nero, sfruttamento, ricatto, paghe da fame, massimo profitto sulla pelle delle persone.
Che si tratti di un “sistema” lo dicono questi numeri: dal 1° giugno al 15 luglio 2024, si sono registrate 7.368 assunzioni a tempo determinato in agricoltura rispetto alle 4.790 dello stesso periodo del 2023. In particolare, dal 19 giugno – giorno della morte di Satnam – al 30 giugno ce ne sono state 3.287.
Qualcuno dovrebbe provare vergogna. Tutto fa pensare che le aziende avessero un esercito di lavoratori in nero, regolarizzati solo sotto la paura delle ispezioni e gli occhi delle telecamere. Questi numeri registrano un cambiamento tardivo, come avevano commentato Laura Hardeep Kaur e il segretario generale della Flai del Lazio Stefano Morea in quei giorni: «Una circostanza che ci fa piacere ma purtroppo arriva in ritardo. In ritardo per i tanti lavoratori arrivati con il decreto Flussi e che una volta in Italia non si sono visti fare alcun contratto di lavoro; in ritardo rispetto alle segnalazioni che come Flai Cgil stiamo facendo da mesi e mesi». Lo stesso ritardo si ripete oggi, con il rischio che a pagarne le conseguenze più gravi siano proprio quei lavoratori che in condizione di necessità e ricattabilità si trovano senza documenti, senza contratto, senza lavoro.
Rispondendo ad un giornalista Laura Hardeep Kaur ha dichiarato: «Cosa è cambiato? Poco, forse niente, continuano a esserci segnalazioni di lavoratori in nero. Il problema resta, c’è il peccato originale del decreto Flussi che continua a creare schiavi».
È cambiato poco, ma è accaduto tanto e se ne riesce a raccontare solo una piccola parte. Dallo scorso anno ad oggi sono aumentati i lavoratori che si rivolgono a noi per essere aiutati a chiedere il rispetto dei diritti, per capire e denunciare che dietro a quel documento di “nulla osta” che li ha fatti venire qui in Italia non c’è nulla: niente azienda, niente contratto, solo intermediari che hanno ricevuto da 5mila a 10mila euro.
Ci sono stati i nostri esposti, le denunce, fatti significativi come l’ottenimento – lo scorso agosto – del permesso di soggiorno per casi speciali per il lavoratore che aveva assistito il 17 giugno 2024 all’abbandono di Satnam Singh e per altri due compagni di lavoro presenti durante i drammatici fatti. Lo abbiamo definito «un atto di giustizia e civiltà nei confronti di lavoratori che si sono messi a disposizione, raccontando e denunciando quanto era accaduto e rischiando in prima persona».
Allo stesso modo siamo tornati a chiedere, a giugno 2025, che la politica e le istituzioni sanassero le distorsioni e le ingiustizie generate dalla legge Bossi-Fini e dal decreto Flussi, con la concessione di permessi di soggiorno per “attesa occupazione” così da dare sicurezza a questi lavoratori entrati di fatto con un meccanismo che li ha truffati e metterli nella condizione di poter cercare un lavoro liberi da ricatti, da costrizioni e da paure, liberi di chiedere una paga secondo contratto.
In questo anno la nostra attività è proseguita senza sosta, tra sindacato di strada, volantinaggi, il rinnovo dei Contratti provinciali agricoli, i presidi sotto le Prefetture per chiedere che finalmente anche a Roma si costituisca la Sezione territoriale della Rete del lavoro agricolo di qualità e, nelle province in cui è insediata, cominci a funzionare realmente sul fronte della prevenzione di sfruttamento e caporalato.
In questo anno tra le tante cose accadute possiamo annoverare anche le emozioni e i sentimenti amplificati da questa vicenda, emozioni e sentimenti né buoni né cattivi, ma forti. E poi relazioni umane importanti, scontri, cambiamenti del proprio punto di vista, percezioni ma anche fatti importanti che hanno segnato in modo diverso ciascuno di noi.
Di sicuro ci ricordiamo perfettamente cosa stavamo facendo in quel pomeriggio del 17 giugno 2024 tra le 16.30 e le 18.30. Di sicuro non dimenticheremo dove eravamo la mattina del 19 giugno, una giornata che fino a quel momento – stavamo tenendo una conferenza stampa a Borgo Hermada – ci vedeva comunque orgogliosi perché di lì a pochi giorni avremmo avuto, proprio nell’Agro Pontino, la presenza delle nostre Brigate del lavoro, con compagne e compagni provenienti da tutta Italia, per le attività di sindacato di strada.
Invece, squilla il telefono. È l’ospedale: Satnam non ce la farà. Un lungo interminabile viaggio verso l’ospedale con la donna che da lì a qualche ora avrebbe visto esplodere il suo progetto di una vita migliore accanto alla persona che più amava.
Allora oggi, ad un anno dalla morte di Satnam, non è un giorno di silenzio, non è il giorno di “cosa state organizzando per l’anniversario?”. Per noi oggi è e sarà sempre lo stesso giorno. Come ogni giorno ricordiamo il sacrificio di Satnam cercando di onorarlo nel lavoro, nell’impegno che mettiamo nella lotta per un mondo del lavoro giusto, per la giustizia sociale.
Flai Cgil Roma e Lazio
Flai Cgil Frosinone Latina