STOP GENOCIDIO

A Strasburgo la manifestazione dell’Effat. Mininni: Qui per dire basta allo sfruttamento in agricoltura

«Basta con lavoro nero e sfruttamento che si annidano nelle catene infinite dei subappalti e si diffondono sempre più nel settore agricolo. Per questo siamo di fronte al Parlamento Ue con un’ampia delegazione» dichiara il segretario generale della Flai Cgil Giovanni Mininni da Strasburgo. Qui si sono date appuntamento stamani le organizzazioni europee dei sindacati di agroalimentare e ricettività, trasporti ed edilizia per chiedere alle istituzioni europee di combattere lo sfruttamento del lavoro nelle catene di subappalto e nell’intermediazione di manodopera.

Di fronte alla sede dell’Europarlamento, riunito per la seconda plenaria ufficiale, gruppi di sindacalisti arrivati da tutto il Continente. Dal palco si son alternati interventi e testimonianze.

La manifestazione intitolata “Stop exploitation”, “Basta sfruttamento”, fa parte della campagna #limitsubcontracting, che ha come obiettivo garantire parità di trattamento ai lavoratori nelle catene di subappalto, regolamentare il ruolo di tutti gli intermediari di lavoro, rafforzare frequenza ed efficacia di ispezioni e controlli e garantire un alloggio dignitoso a tutti i lavoratori migranti. Per affrontare questi temi, l’Effat – la Federazione europea dei sindacati per l’alimentazione, l’agricoltura e il turismo – ha avanzato nei mesi scorsi la richiesta di una direttiva Ue ad hoc.

«La legge 199 contro il caporalato e lo sfruttamento, conquistata con le nostre battaglie, si difende anche chiedendo che tutti i Paesi europei adottino misure concrete per affrontare questi fenomeni – torna a dire Mininni – che non sono solamente italiani, ma frutto di un modello di sviluppo neoliberista che produce precarietà e meno diritti in tutto il Continente».

«La presenza endemica di intermediari di lavoro non regolamentati e di subappalti abusivi in agricoltura, nella trasformazione alimentare e nel settore ricettivo, sta normalizzando lo sfruttamento – spiega Kristjan Bragason, segretario generale dell’Effat -. Queste pratiche sono una macchia sul nostro modello sociale e sul mercato del lavoro europeo. Come sindacati, chiediamo all’Ue di sradicarle».

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