STOP GENOCIDIO

A Roma, Napoli e Milano si parla del Contratto dell’industria alimentare 

Duemila delegate e delegati ai tre attivi unitari. Mininni: “Tante novità positive, con un occhio particolare alla violenza di genere”

Non è un rito, non è un passaggio burocratico. Perché ogni contratto, alla fine, deve essere votato dalle lavoratrici e dai lavoratori. Si chiama democrazia sostanziale. E’ per questo che duemila delegate e delegati affollano gli auditorium di Roma, Napoli e Milano, nel giorno in cui il nuovo contratto collettivo nazionale dell’industria alimentare 2023-27, firmato lo scorso primo marzo da Fai, Flai, Uila e le quattordici associazioni datoriali del settore, viene illustrato in tre attivi unitari interregionali. Un’occasione per spiegare, nel dettaglio, i positivi risultati raggiunti dopo mesi e mesi di trattative, anche serrate, anche aspre. Delegati e quadri sindacali, testimoni diretti dell’avanzamento delle trattative, sono soddisfatti. Si capisce dal tenore della discussione collettiva, anche dagli sguardi e dagli abbracci sinceri che suggellano la giornata. 

I risultati raggiunti sono di rilievo, come spiega a Milano Giovanni Mininni, segretario generale della Flai Cgil. Non riguardano solo gli aumenti salariali, che tengono conto sia degli anni passati che di un presente segnato dall’inflazione e da un caro vita in costante e progressivo aumento; ci sono molti altri aspetti positivi, che vanno dalla difesa del sistema di welfare alla riduzione dell’orario di lavoro, dalla centralità della formazione alla sempre maggior attenzione su salute e sicurezza sul lavoro. “Non era scontato portare a casa questo contratto – rimarca Mininni – chi da sindacalista vuol cambiare le cose, le traduce in norme contrattuali”. 

Un tema in particolare, di perenne attualità, viene messo in primo piano, al pari degli aumenti salariali e del contrasto alla precarietà: “La morte della giovanissima Giulia Cecchettin ha colpito, nel profondo, anche noi. Per questo abbiamo fatto un passo in più, quello che si doveva già fare da tempo, su un tema tanto sentito nella vita di tutti i giorni quanto ancora misconosciuto”. Per questo, nel contratto, ci si fa carico di tutta una serie di iniziative, concrete, per eliminare le violenze di genere, a partire dalle molestie: “Abbiamo chiesto con forza, e abbiamo ottenuto strumenti che saranno utili per cancellare da oggi in poi quello che, in una parola, si chiama patriarcato”. 

In definitiva un contratto che guarda al futuro e che pone un argine alla precarietà del mercato del lavoro, ma soprattutto un contratto che sarà unico anche nei prossimi rinnovi, scoraggiando i contratti ‘pirata’. E ora l’ultima parola spetta alle assemblee aziendali, alle lavoratrici e ai lavoratori.

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