A Napoli per un paese e un lavoro migliori

Il lungo mare di Napoli è un’unica onda rossa. Il vento muove le bandiere della Cgil e delle sue categorie, Flai in testa. Eh già, siamo ancora qua, Cgil, Cisl e Uil insieme, nella terza giornata di mobilitazione dopo Bologna e Milano, per chiedere al governo Meloni di cambiare le sue politiche e ascoltare le voci del lavoro. Sono arrivati da tutto il meridione d’Italia, dalla Calabria alla Puglia, dal Lazio alla Sicilia, dall’Abruzzo, dal Molise, dalla Basilicata, hanno passato la notte in treno, si sono svegliati all’alba, e ora sono nel cuore di uno dei golfi più belli del mondo a cantare “o partigiano portami via, bella ciao, bella ciao bella ciao”. Oggi si pensa anche, soprattutto, alla tragedia dell’alluvione in Emilia Romagna. “Quello che è successo non è una disgrazia – dice forte e chiaro Maurizio Landini, segretario generale della Cgil dal palco – non è una cosa che non ricapiterà più. Il cambiamento climatico è un fatto, ed è il frutto di un modello economico e produttivo sbagliato che va cambiato. Questo è il punto da cui dobbiamo partire, rimettendo quindi al centro non solo il lavoro, ma anche la sostenibilità economica sociale e ambientale”. Si torna a casa salutando il santo laico protettore della città, Diego Armando Maradona, il cui volto qui è ovunque, con la promessa di non fermarsi, di andare avanti, di continuare a lottare per un lavoro e un paese migliori.  

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