Valtellina, addetti diretti e somministrati Galbusera ancora in sciopero

Allo stabilimento della Galbusera di Cosio Valtellino, in provincia di Sondrio, ha avuto completo successo lo sciopero di due ore a inizio turno dei lavoratori e delle lavoratrici sia diretti che in somministrazione. L’agitazione è stata indetta da Fai, Flai e Uila per gli addetti diretti, e Nidil Cgil, Felsa Cisl e Uiltemp per i somministrati, dopo che le trattative per il rinnovo del contratto integrativo sono state interrotte dall’azienda che produce biscotti, cracker e snack. Il management Galbusera ha chiesto una proroga fino al 31 dicembre 2027 delle deroghe senza limitazioni riguardanti la durata e i rinnovi dei contratti di lavoro in somministrazione a tempo determinato. Una posizione inaccettabile, denunciano lavoratori e sindacati. A questo si aggiunge l’indisponibilità di Galbusera ad accogliere la richiesta di un aumento del valore del premio di risultato per i prossimi tre anni. Per giunta l’organizzazione del lavoro all’interno dell’azienda ha portato ad un aumento eccessivo dei carichi individuali, provocando forti stress fra lavoratrici e lavoratori. Infine le criticità organizzative stanno avendo un impatto negativo sulla qualità dei processi produttivi, aumentando l’insoddisfazione generale in fabbrica. Lo stato di agitazione con il blocco degli straordinari e di ogni forma di flessibilità andrà avanti anche a inizio luglio, e dopo le tre giornate del 28,29 e 30 giugno è stato proclamato un nuovo sciopero per il 3,4, 5 e 6 luglio prossimi, sempre con l’astensione dal lavoro nelle prime due ore del turno. Al termine di questo nuovo pacchetto di scioperi, è stata convocata per il 7 luglio l’assemblea di tutti i dipendenti diretti e somministrati, con i consueti orari 12.00/13.00 – 13.00/14.00 – 19.00/20.00. L’adesione totale al primo pacchetto di scioperi dimostra che il disagio e la sofferenza dentro lo stabilimento sono alti. Il lavoro in fabbrica è fatica, ma quando la fatica si trasforma in disagio e sofferenza non si può rimanere indifferenti. “Purtroppo ad oggi nessun segnale di attenzione arriva dall’Azienda, nonostante che da tempo ci sia un crescente malcontento per un modello del lavoro precario, stressato anche da una grande distribuzione che detta regole esclusivamente legate al risultato economico, a cui però l’industria alimentare si adegua esasperando la flessibilità del lavoro, senza tenere conto delle ricadute sugli operai”. Questo sciopero non è organizzato a cuor leggero, ma è la risposta alle chiusure aziendali su tutte le richieste di lavoratrici, lavoratori e dei loro sindacati.

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