Sciacca, inaugurato il monumento ad Accursio Miraglia

Nel cimitero del paese dell’agrigentino, alla presenza di compagni del sindacato, cittadini e rappresentanti delle istituzioni, è stata presentata un’installazione che celebra la memoria del sindacalista ucciso dalla mafia nel 1947

«Meglio morire in piedi, che vivere in ginocchio» era solito dire Accursio Miraglia. Una frase tratta dal romanzo di Hemingway Per chi suona la campana, ma che sentiva come propria. Segretario della Camera del Lavoro di Sciacca, dirigente del Partito comunista, nei primi anni del secondo dopoguerra Miraglia aveva intrapreso una battaglia per far applicare i decreti Gullo sulla concessione alle cooperative contadine delle terre incolte o mal coltivate anche nel suo paese dell’agrigentino. Cooperative come quella da lui stesso fondata, Madre Terra, costituita insieme a lavoratori agricoli e contadini poveri. Per latifondisti e mafiosi, la sua lotta rappresentava una provocazione inaccettabile.

Il 4 gennaio 1947, mentre Miraglia stava per rincasare scortato da alcuni compagni, fu ucciso, raggiunto da numerosi colpi di pistola. L’omicidio ebbe una eco in tutto il Paese, e il funerale non poté tenersi prima di sei giorni, tanti erano i cittadini e che vollero tributargli un ultimo saluto. Negli anni successivi, una lunga e complicata vicenda legale non portò mai ad una verità giudiziaria su mandanti ed esecutori del delitto.

Per ricordare la sua vicenda e fare memoria attiva, oggi al cimitero di Sciacca è stato inaugurato un monumento, progettato dall’ingegner Pippo Palazzotto e dal figlio Riccardo, su cui si innesta un ritratto di Miraglia circondato da lavoratori agricoli realizzato su ceramiche dai ragazzi dal liceo artistico Bonachia di Sciacca coordinati dal professor Mario Solarino. Alla celebrazione, tanti e tante compagni e compagne della Flai Cgil, esponenti della politica e delle istituzioni, alcuni familiari di altre vittime di mafia, cittadini desiderosi di coltivare il ricordo di un personaggio indimenticato. A guidare il corteo verso il monumento funebre, il figlio del sindacalista, Nico Miraglia, presidente della fondazione che porta il nome del padre, assieme ai nipoti.

«Accursio è stato ammazzato dalla mafia perché combatteva contro le ingiustizie, contro i soprusi, e perché era impegnato in una lotta di un intero paese per rivendicare la liberazione delle terre. Quella stessa mafia avrebbe voluto spegnere la sua voce. Oggi abbiamo la grande responsabilità di continuare a farla vivere, quella voce, portando avanti l’impegno di Miraglia per un mondo più giusto» ha detto durante l’iniziativa il segretario nazionale Flai Angelo Paolella.

«Basti pensare a Dauda Diane, giovane ivoriano residente ad Acate scomparso dopo le denunce sul lavoro insicuro, o ad Adnan Siddique, pakistano 32enne assassinato a Caltanissetta per avere difeso lavoratori dai caporali, per capire che ancora oggi qui si muore mentre si chiedono diritti sul lavoro. E per questo è fondamentale continuare a lottare sulle orme di Miraglia» ha ribadito il segretario generale Flai Sicilia Tonino Russo.

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