Rovigo, la sindaca rifiuta i fondi del Pnrr per cancellare i ghetti

Pitacco, Flai Cgil: “Si rischia di lasciare lavoratori stagionali, di cui tanta necessità dichiarano di avere le aziende, in balia di sfruttatori senza scrupoli, alimentando l’illegalità”

“Apprendiamo con amarezza dalla stampa locale – dichiara Dario Pitacco, segretario generale della Flai rodigina – che il Comune di Rovigo, attraverso una delibera di giunta, ha formalmente rinunciato alla sua partecipazione al finanziamento del Pnrr per la cifra di 1.129.164,77 euro, legato ad un progetto per il ‘superamento degli insediamenti abusivi per combattere lo sfruttamento dei lavoratori in agricoltura’. Per poter cogliere questa opportunità – prosegue Pitacco – la rete territoriale delle organizzazioni del terzo settore, allargata ai vari interpreti dell’economia e del mondo rurale provinciale, alle organizzazioni sindacali, in coordinamento con la Prefettura e l’Anci assieme ai Comuni di Castelguglielmo e Rovigo aveva da tempo prodotto un progetto, denominato Incas, inserito nel piano locale multisettoriale per la valorizzazione del lavoro agricolo ed il contrasto allo sfruttamento lavorativo e al caporalato. Il Ministero aveva individuato tali Comuni polesani proprio perché in passato erano emersi fenomeni di caporalato e sfruttamento in quelle realtà comunali.

Un importante ed articolato progetto dalle molteplici finalità – sottolinea il segretario – dalla promozione della qualità dei prodotti agricoli della nostra provincia, alla tutela dei diritti dei lavoratori coinvolti per completarsi con un’opera di riqualificazione urbana di uno stabile presso la frazione di Concadirame che avrebbe anche potuto fornire una eventuale occasione di lavoro per aziende e manodopera locale. Adesso difficilmente troverà un nuovo utilizzo, restando probabilmente un altro desolante vuoto urbano.

Nessuno degli attori coinvolti in un lungo lavoro di ‘rete’ ha mai trascurato la difficoltà di co-progettare in modalità così partecipata su temi certamente delicati, con tanti interessi e professionalità diverse, ma l’idea di poter costruire una realtà fatta di diritti, tutele e valori da mettere a disposizione dei lavoratori agricoli ha fatto sì che tutti si trovassero d’accordo.

Ci domandiamo quindi: se il progetto è stato costruito bene, e i soldi ci sono, perché neppure tentare di realizzarlo ora che si era riaperta la possibilità? E ancora: perché rinunciare anche all’opportunità di restaurare un bene pubblico, riqualificando lo stesso decoro urbano? Perché rinunciare alla possibilità di tenere sotto controllo, di monitorare e contrastare tutte le azioni di possibili sfruttamenti lavorativi e di caporalato presenti anche in Polesine e territori limitrofi?”.

Queste sono le questioni che pone la Flai Cgil che chiosa sulle conseguenze di questa decisione della Sindaca Cittadin – così si rischia di lasciare questi lavoratori stagionali stranieri, di cui tanta necessità dichiarano di avere le aziende, in balia di sfruttatori senza scrupoli, alimentando l’illegalità.

Ma una risposta a tali dubbi la ipotizziamo considerate le scelte ideologiche e strumentali che questa giunta comunale ha intrapreso sul tema dei lavoratori richiedenti asilo nell’ex convento dei frati cappuccini e sull’immigrazione in generale, alimentando purtroppo ingiustificata diffidenza, luoghi comuni e paura, in nome di una malintesa sicurezza, sfociate poi nella documentata esibizione di illegittime ‘ronde’ neo-fasciste su cui non si è sentita alcuna presa di posizione da parte dell’amministrazione comunale del capoluogo.

“Ci chiediamo – conclude Pitacco – se l’attuale amministrazione tenga in considerazione il grave calo demografico del territorio e del suo progressivo invecchiamento, circostanza che pone una serie di domande sul futuro del Polesine; se ascolta gli appelli delle associazioni datoriali che da tempo in vari settori produttivi lamentano la mancanza di manodopera qualificata o meno che sia, ma soprattutto se è convinta che barattare politiche attrattive di accoglienza per cittadini e lavoratori (di qualsiasi colore siano) con politiche di esclusione sociale e marginalizzazione possa essere una visione condivisa ed utile per lo sviluppo del futuro polesano.

Noi pensiamo di no ed invitiamo ancora una volta chi ci amministra a fare su tutti questi temi una seria ed oggettiva riflessione”.

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