I lavoratori del macello davanti all’Esselunga: “La nostra carne non doveva arrivare qui”

Anche dal mondo politico si alza la protesta per una brutta pagina nella storia delle relazioni sindacali, che deve essere strappata. In difesa dei lavoratori di Baldichieri d’Asti i parlamentari del Pd Gribaudo, Camusso e Fornaro, Grimaldi di Si

“La carne che state comprando ha il sapore dell’ingiustizia”, il presidio del macello di Baldichieri d’Asti si è spostato davanti all’Esselunga di corso Torino e corso Casale, nel capoluogo. “Cosa succede”, chiede un’anziana signora, cliente del punto vendita, con in mano uno dei volantini che vengono distribuiti dai lavoratori in lotta. “Perché non devo comprare la carne qua?”. Le maestranze del macello di Baldichieri rispondono che la ‘loro’ carne non doveva arrivare lì, visto che sono in sciopero ormai da due mesi, con la tenda rossa della Flai Cgil montata di fronte ai cancelli dello stabilimento.  “Mentre sono aperti tavoli di confronto sindacale nel tentativo di trovare una soluzione – sottolinea Letizia Capparelli, segretaria Flai Cgil – il gruppo Ciemme, violando qualsiasi norma di correttezza e buona fede, in spregio dei sacrifici dei lavoratori, ha ripreso la produzione con la giustificazione che il mancato rispetto di un ordine del gruppo Esselunga avrebbe comportato la perdita definitiva della commessa”. Proprio per questo i macellatori sono davanti al supermercato. “La carne non sarebbe dovuta arrivare sugli scaffali – tuona Klodian Qosja – se è lì è perché ancora una volta è più importante il profitto delle aziende che la dignità dei lavoratori”. Nei giorni scorsi erano arrivati 500 suini, ma anche un gruppo di operai da Mantova per macellarli. “Quella carne l’abbiamo sempre macellata noi – dice Cotaj Vlasar – io ero nel reparto ’spalle’ e so quale carne veniva spedita a Esselunga: ne mandavamo su circa 7 quintali a settimana”. Con una nota ufficiale, il gruppo Esselunga fa invece sapere che se prima poteva anche essere così, non sono loro i responsabili della richiesta di macellazione dei giorni scorsi, avendo interrotto già lo scorso 10 agosto gli accordi commerciali con il salumificio Al.Pi al quale il gruppo Ciemme è subentrato. Subito dopo l’agitazione proclamato il 7 agosto. Il senso della protesta non cambia, non si possono sostituire lavoratori in sciopero. Da allora i dipendenti del mattatoio chiedono di essere inquadrati con il contratto nazionale dell’industria alimentare. Ma il gruppo Ciemme, che ha acquistato lo stabilimento, offre un contratto da operai agricoli che nessuno dei macellatori accetta. “Licenziateci pure: siamo alimentaristi e non agricoltori, possiamo trattare su tutto ma non sulla dignità”.  Di fatto sono stati tutti licenziati dalla ditta Fortes che, per conto di Al.Pi, gestiva le maestranze, prima che subentrasse Ciemme. Anche dal mondo politico si alza la protesta per una brutta pagina nella storia delle relazioni sindacali, che deve essere strappata. Si sono fatti sentire i parlamentari del Pd Chiara Gribaudo, Susanna Camusso e Federico Fornaro, Marco Grimaldi di Sinistra Italiana. “I Contratti collettivi nazionali di lavoro non sono stati concepiti come prodotti sugli scaffali del supermercato dove l’imprenditore può scegliere quello che preferisce. Rispettare il giusto CCNL di categoria significa, in questo caso, rispettare i lavoratori del macello di Baldichieri che non chiedono la luna, ma l’applicazione del contratto corretto per il lavoro che svolgono come avviene in tutti i paesi civili”.

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