Fiorucci scende a 155 esuberi, ma l’accordo non c’è

Venerdì prossimo nuovo incontro per l’impianto di Santa Palomba (Roma). L’azienda apre a esodi incentivati e uscite volontarie, ma i licenziamenti non si discutono

Un piccolo passo avanti c’è stato. Ma la situazione alla Cesare Fiorucci di Santa Palomba (Roma) rimane drammatica. Nell’incontro di venerdì 19 gennaio la storica azienda alimentare (fondata nel 1850), specializzata nel mercato dei salumi, ha ridotto la richiesta di esuberi da 168 a 155, pari al 40% del personale. La procedura di licenziamento collettivo è stata aperta il 27 novembre scorso (inizialmente per 212 lavoratori) e l’azienda non ha alcuna intenzione di tornare sui propri passi. Saranno dunque 155 i lavoratori espulsi dalla fabbrica: di questi, circa 70 sono pre-pensionabili entro due anni. E per i restanti cosa si prevede? In campo ora c’è la possibilità di esodi incentivati, con una cifra compresa tra 2 mila e 6 mila euro per chi si trova fino a un massimo di 36 mesi dalla pensione, oltre alla disponibilità, dichiarata dall’azienda, a valutare le uscite dallo stabilimento su base volontaria. La società, da agosto di proprietà del fondo tedesco Navigator e dell’irlandese White Park Capital, ha anche dichiarato di aver approntato un piano di rilancio della durata di un anno e mezzo, con un investimento di 32 milioni per automatizzare gli impianti di produzione. Una prospettiva che lascia scettici i sindacati, preoccupati che l’automazione preluda a nuovi licenziamenti.

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