Baraccopoli a fuoco anche a Crotone, quando il degrado diventa una drammatica normalità

Una giornata da incubo per tutta Crotone, quella dello scorso 25 luglio. Complici i 40 gradi di temperatura, dal primo pomeriggio una serie di violenti incendi hanno investito la città. A fuoco è andata la vegetazione intorno al parco Pignera, il forte vento di libeccio ha propagato le fiamme anche vicino alle abitazioni e all’ospedale civile. La situazione peggiore nei pressi della stazione ferroviaria, dove è andata a fuoco la baraccopoli sorta decine di anni fa sotto il cavalcavia sud della città, che immette sulla strada statale 106. Un insediamento fatto di alloggi di fortuna, realizzati con cartoni e lamiere, senza acqua né corrente elettrica, abitato da gruppi di migranti, la maggior parte dei quali provenienti dall’Africa subsahariana. Per fortuna il rogo non ha provocato vittime, ma gli uomini e le donne che hanno visto bruciare sotto i loro occhi la baraccopoli hanno perso tutto: documenti, soldi, vestiti, e non hanno più un posto dove andare a dormire. L’associazione culturale Sabir si è resa disponibile a gestire l’emergenza dei senza tetto aprendo le porte del dormitorio cittadino. “Se non ci sono state vittime è solo un caso, un miracolo – riflette il segretario generale della Flai Cgil Area Vasta che mette assieme Crotone, Catanzaro e Vibo Valentia – non si può far finta di nulla sapendo che ci sono esseri umani che vivono in condizioni insostenibili”. Le fiamme non hanno distrutto solo le baracche ma anche dei piccoli negozi della zona. “Il fuoco non guarda al colore della pelle, distrugge tutto quello che incontra sulla sua strada – aggiunge con amarezza Rinaldo Tedesco – anche un piccolo panificio è stato cancellato dal rogo, intere famiglie hanno perso tutto, a partire dal lavoro”.  La zona della discarica dell’ex Pertusola, polo industriale dismesso e mai bonificato, è già di per sé molto pericolosa e diventa una bomba ecologica innescata in casi del genere. Alcuni migranti sono stanziali, tanti altri sono lì solo di passaggio, diretti al nord. Gli incendi finiscono per distruggere anche vaste aree verdi, che l’endemica carenza di operai forestali rende costantemente a rischio. Il settore del vitivinicolo è vittima di questo stato di cose. “Sono lacrime di coccodrillo quelle delle autorità, che solo in casi del genere si fanno sentire – sottolinea il segretario della Flai – ma che non fanno niente per tutelare il territorio”. Prova ne sono gli operai forestali, invariabilmente ringraziati come angeli del territorio durante le emergenze, ma che poi non riescono a far valere i loro diritti, di qui le proteste che da nord a sud della penisola stanno interessando la categoria. “Eccezionalità climatiche che ormai sono la normalità impongono un deciso cambio di passo da parte di tutte le istituzioni”, sottolinea Tedesco. Fra le lamiere annerite e l’onnipresente cenere che si spande ovunque resta il dato di fatto di una situazione che deve cambiare, prendendo il toro per le corna e progettando bonifiche, case vere, un sistema di accoglienza degno di questo nome. Le baracche di Crotone non sono poi così diverse da quelle di Borgo Mezzanone, in un drammatico gioco di specchi che mette a nudo le manchevolezze della politica.        

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