Arresto imprenditori per il lavoratore morto nel viterbese, Morea, Flai Cgil Roma e Lazio: “Restituisce verità a quanto accaduto”

“Agire sulla prevenzione, nel solco delle leggi esistenti, in particolare della Legge 199/2016 contro lo sfruttamento e del T.U. 81 su Salute e Sicurezza. Le norme ci sono, vanno applicate per evitare morti annunciate, incidenti e condizioni inique di lavoro”

“La notizia dell’arresto dei due imprenditori, ‘datori di lavoro’ dell’operaio agricolo tunisino morto il 21 luglio di caldo e di fatica, che devono rispondere dei reati di omicidio colposo e caporalato, non ci dà soddisfazione ma restituisce, in un quadro drammatico, verità rispetto a quanto accaduto e, se possibile, un po’ di giustizia. Sui campi a oltre 40 gradi non si muore per caso, si muore di fatica, di sfruttamento, di caporalato”. Lo dichiara Stefano Morea, Segretario generale della Flai Cgil Roma Lazio.

“Grazie all’intervento dei sanitari e dei carabinieri, le indagini hanno portato ai responsabili dell’accaduto. Come Flai, alla notizia del decesso di un lavoratore in quelle giornate caldissime e su un campo, abbiamo subito lanciato l’allarme e denunciato che quello che era accaduto nel viterbese era una morte sul lavoro, consumatasi in una condizione che accomuna tante lavoratrici e tanti lavoratori, molti dei quali stranieri e sottoposti in modo particolare non solo a sfruttamento e lavoro nero ma anche a una condizione di maggiore ricattabilità e vulnerabilità”.

“Proprio oggi, nella Giornata internazionale del Migrante, vorremmo che notizie come queste portassero tutte le istituzioni ad agire sulla prevenzione, nel solco delle leggi esistenti, in particolare della Legge 199/2016 contro lo sfruttamento e il lavoro nero e del T.U. 81 su Salute e Sicurezza. Le norme ci sono – conclude Morea – vanno applicate per evitare morti annunciate, incidenti e condizioni inique di lavoro”.

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