Regolarizzazione migranti. Soddisfazione e apprezzamento dell’EFFAT e del Segretario Generale Bragason

Il Segretario generale dell’Effat, la Federazione Europea dell’Agricoltura e dell’Industria Alimentare, ha apprezzato e valorizzato il decreto sulla regolarizzazione dei lavoratori migranti e lo considera elemento di riferimento e di ispirazione  per l’Europa.
Ringraziamo Kristjan BRAGASON, perché in qualità di Segretario Generale Effat ha sostenuto con forza e con grande convinzione, la campagna che ha portato al risultato legislativo.
Pubblichiamo di seguito, tradotto in italiano,  il testo integrale della lettera di plauso indirizzata a Flai, Fai e Uila.

“Dopo mesi di instancabile campagna e pressioni politiche sul governo italiano, le Federazioni italiane Flai, Fai e Uila affiliate dell’EFFAT hanno ottenuto l’adozione di un decreto governativo che prevede misure concrete volte a regolarizzare migliaia di immigrati senza documenti impiegati nei nostri settori. Le nuove misure di regolarizzazione fanno parte di un ampio pacchetto di misure a sostegno della ripresa economica dopo la pandemia (“Decreto rilancio”). Il Decreto è stato pubblicato questa mattina sulla Gazzetta Ufficiale.

Il decreto mira a legalizzare i lavoratori impiegati nei settori dell’agricoltura, dell’allevamento e della pesca (e attività connesse), del lavoro domestico e dell’assistenza domiciliare.

Le finalità espresse dalle misure di regolarizzazione sono di offrire adeguati livelli di tutela della salute individuale e collettiva in relazione all’emergenza sanitaria Covid-19 e di favorire l’emersione di rapporti di lavoro non dichiarati.

Sono stati determinati due metodi per ottenere la regolarizzazione dei lavoratori migranti privi di documenti. Il primo prevede la possibilità per i datori di lavoro che operano in uno dei settori interessati di dichiarare alle autorità l’intenzione di concludere un contratto di lavoro o di dichiararne uno esistente con lavoratori italiani o stranieri presenti nel Paese prima dell’8 marzo. I migranti non documentati riceveranno automaticamente un permesso di soggiorno ordinario.

Il secondo permette ai migranti privi di documenti con un permesso di soggiorno scaduto dal 31 ottobre 2019 di richiedere un permesso di soggiorno temporaneo di 6 mesi. Essi devono dimostrare di aver lavorato in precedenza, anche solo per un giorno, nei settori interessati dal provvedimento. Se durante i sei mesi di validità del permesso di lavoro ottengono un lavoro o possono dimostrare di aver lavorato, il permesso temporaneo viene convertito in permesso di soggiorno per motivi di lavoro.

La retribuzione non sarà inferiore a quella stabilita dal contratto collettivo di lavoro settoriale.

È la prima volta in Italia che la regolarizzazione può essere realizzata attraverso due percorsi distinti. In passato era disponibile solo la prima via.

Secondo il governo italiano centinaia di migliaia di persone potrebbero beneficiare dell’amnistia. La condizione di migliaia di lavoratori agricoli è particolarmente critica in questo periodo di emergenza, con migliaia di loro che vivono segregati in abitazioni informali (chiamate “ghetti”) spesso senza acqua corrente ed energia elettrica e con cattive condizioni igienico-sanitarie, nel costante timore di essere espulsi.

L’EFFAT ha sostenuto con forza la richiesta di regolarizzazione per i migranti privi di documenti in Italia. Kristjan Bragason, Segretario generale dell’EFFAT, commentando le misure adottate dal governo italiano, ha detto: “Mi congratulo con le Federazioni Italiane Flai, Fai e Uila aderenti ad EFFAT per questo storico risultato, ottenuto in un contesto politico molto complicato. Questa iniziativa può essere fonte di ispirazione per altri Paesi”.  

“Il decreto potrà anche avere qualche limite, ma è un grande passo avanti che restituisce speranza a migliaia di persone che oggi sono vittime invisibili del lavoro nero e delle pratiche di gangmaster, che ora avranno diritto a pieni diritti sociali”.

Garantire l’accesso al lavoro legale e all’assistenza pubblica a questi lavoratori è un atto di giustizia sociale”.

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