Pesca, la Flai a Bruxelles chiede un mare di cambiamenti per salvare il settore

Quattro giorni di dibattiti, confronti e proposte concrete, Pucillo: “Nel Mediterraneo dobbiamo prendere un’altra rotta, serve al più presto trovare un equilibrio tra risorsa, lavoro e ambiente”

La Flai Cgil è volata a Bruxelles per salvare la pesca. Quattro giorni intensi di dibattiti, confronti e proposte, a partire da lunedì scorso, presso la sede del sindacato europeo, Etf, per soccorrere un mestiere antichissimo e prezioso, una risorsa che deve però fare i conti con politiche penalizzanti, con sostenibilità ambientale e transizione verde non più derogabili, una rivoluzione digitale che attraversa l’intero mondo del lavoro. In preparazione della riunione del ‘dialogo sociale’ di martedì prossimo in un confronto cruciale con le controparti datoriali e la Commissione europea, i temi sul tavolo sono tanti. Su tutti la condizione della pesca nel Mediterraneo: la forte crisi socioeconomica che attraversa il settore è una realtà ormai innegabile, che rischia di azzerare definitivamente qualsiasi aspettativa sul futuro. Dopo un’ approfondita discussione è stata approvata una risoluzione congiunta, che chiede alla commissione e alla Dg mare, la direzione generale della Commissione europea, responsabile del settore della pesca, del diritto del mare e degli affari marittimi dell’Unione, di non procedere ad altre riduzioni dello sforzo di pesca, ma fermarsi piuttosto a riflettere sul futuro del settore nel Mediterraneo per non infliggere ulteriori limitazioni che potrebbero avere effetti irreversibili. Una richiesta già formulata durante il Gruppo di lavoro 5 del Medac, coordinato dalla Flai, nella riunione di Spalato, lo scorso 16 ottobre, dopo un’analoga analisi della situazione. Datori di lavoro e sindacato insieme per chiedere maggiori tutele sociali e occupazionali, dunque. 

Nella giornata di mercoledì presso la sede di Etf si parla di pesca e lavoratori migranti, sempre più presenti nelle marinerie europee. Così come succede in quelle italiane, le condizioni di sotto salario e i rischi per salute e sicurezza di lavoratori più fragili, spesso in fuga da guerre, carestie, stravolgimenti climatici sono una piaga per tutta l’Unione. Condizioni di sfruttamento che diventano la regola soprattutto quando le flotte pescano in paesi extra Ue, dove le paghe misere sono una consuetudine condivisa fra il paese che stipulata l’accordo di pesca e la stessa Europa. 

Alla presenza di diversi parlamentari europei, di rappresentanti della Dg mare e dell’Ilo (International Labour Organization) la Flai Cgil ribadisce, ancora una volta, che allo stesso lavoro vanno riconosciuti gli stessi diritti, invece questo non avviene proprio per le condizioni di favore di cui godono le imprese della pesca con le attuali normative. Giovedì l’iniziativa “A Sea of Change: Advancing Social Sustainability in Fisheries Through Dialogue” per promuovere la sostenibilità sociale della pesca attraverso una corretto dialogo tra tutti gli attori in campo, libero da preconcetti e pronto ad ascoltare le diverse esigenze per arrivare a una soluzione. “Quattro giorni intensi – sottolinea Antonio Pucillo, capo dipartimento pesca Flai Cgil nazionale – per far capire ai legislatori europei che la pesca nel Mediterraneo deve cambiare rotta, serve al più presto trovare un equilibrio tra risorsa, lavoro e ambiente altrimenti ad essere a rischio è il futuro del settore”. 

La risoluzione approvata dal comitato del dialogo sociale  

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