Lavoro. Fai, Flai, Uila, chiedono soluzioni credibili per i pescatori

Accogliamo con parziale soddisfazione l’approvazione dell’emendamento alla manovra finanziaria che rinnova, per il prossimo biennio, le misure sociali per i pescatori obbligati a non lavorare per effetto del fermo biologico.
Soddisfazione parziale perché la misura sociale dei 30 euro è insufficiente a garantire un indennizzo adeguato a compensare il mancato reddito dei lavoratori, rimane comunque a carico delle imprese il costo contributivo e, soprattutto, l’iter previsto per l’ottenimento dell’indennità è farraginoso e non assicura certezza nei tempi. Basti pensare che siamo a metà dicembre e ad oggi nemmeno l’ombra del decreto interministeriale che avrebbe dovuto impegnare le risorse previste per il pagamento del fermo 2019, determinando nei fatti non solo il rischio del disimpegno per quest’anno ma anche nella migliore delle ipotesi ritardi sicuri, di oltre un anno dalla sospensione, nella liquidazione degli indennizzi.
Siamo poi fortemente preoccupati perché ancora una volta si è scelto di non ascoltare le istanze del Sindacato che da anni chiede per il settore la dotazione di un ammortizzatore sociale strutturato, che intervenga non solo nei casi di fermo biologico ma anche, al pari di quanto accade per l’agricoltura, in tutte le altre fattispecie che causano la sospensione dell’attività lavorativa indipendentemente dalla volontà del datore di lavoro, prima fra tutte quella relativa alle condizioni meteo marine avverse. Quindi, aver previsto per il 2020 e il 2021 tale strumento, ci fa pensare che anche per il prossimo biennio non si voglia affrontare la necessita di un ammortizzatore strutturato.
Tra maltempo e regolamenti comunitari che riducono sempre più lo sforzo di pesca, le giornate di lavoro sono notevolmente diminuite, determinando spesso insostenibilità economica per le imprese e rischi per la tenuta occupazionale. La continua emorragia di lavoratori e imprese nella pesca impone l’urgenza di politiche che rimettano al centro la tutela sociale del comparto, se vogliamo evitarne l’estinzione. Per tali ragioni, siamo fortemente convinti che sia urgente ripartire dalla difesa del lavoro e dalla certezza di strumenti efficaci che assicurino continuità di reddito per far fronte ai molteplici problemi che affliggono il comparto. È indispensabile che il Governo individui soluzioni credibili per i nostri pescatori, molte delle quali contenute nelle proposte di legge relative al testo unificato del settore ittico che aspettiamo da tanti anni e nel frattempo ci dica come intende risolvere la questione del pagamento del fermo 2019. La sensibilità per la tutela dell’occupazione delle attuali Ministre delle Politiche Agricole e del Lavoro deve potersi tradurre in atti concreti che da troppi anni chiediamo.

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