Il 9 marzo in piazza per Gaza. Coinu: “Siamo di fronte ad una sadica follia”

Dopo la manifestazione nazionale del 24 febbraio contro tutte le guerre, che ha visto mobilitarsi decine di migliaia di cittadine e cittadini in oltre 120 città, la Cgil insieme alla coalizione Assisi Pace Giusta promuove una nuova mobilitazione, in programma per sabato 9 marzo a Roma

“Tra cinquant’anni non potremo dire di non esserci accorti di nulla, non avremo alibi per aver lasciato compiere questo genocidio, ma solo la vergogna di esserci girati da un’altra parte” dice  Andrea Coinu, responsabile politiche internazionali della Flai Cgil. “Per non arrenderci a questa prospettiva – prosegue – sabato è fondamentale scendere in piazza, per chiedere un cessate il fuoco immediato a Gaza”.

Dopo la manifestazione nazionale del 24 febbraio contro tutte le guerre, che ha visto mobilitarsi decine di migliaia di cittadine e cittadini in oltre 120 città, la Cgil insieme alla coalizione Assisi Pace Giusta promuove una nuova mobilitazione, in programma per sabato 9 marzo a Roma. Il corteo si ritroverà alle 12.45 in Piazza della Repubblica, per poi concludersi alle 17.30 ai Fori Imperiali.

Tra gli slogan dell’iniziativa: difendere il diritto e la libertà di manifestare; cessare il fuoco; impedire il genocidio; garantire assistenza umanitaria alla popolazione di Gaza; liberare ostaggi e prigionieri; mettere fine all’occupazione e riconoscere lo Stato di Palestina sulla base delle risoluzioni Onu; organizzare una conferenza internazionale per la pace e la giustizia in Medio Oriente. Ad oggi, secondo i dati diramati dal ministero della Sanità di Gaza, almeno 30.534 palestinesi sono stati uccisi e 71.920 sono rimasti feriti nell’offensiva militare israeliana.

“L’inutilità delle guerre si palesa continuamente – torna a dire Coinu – ed è davvero incredibile che nel 2024 si debba ancora parlarne come possibile metodo di risoluzione dei conflitti o dell’estensione di interessi nazionali. I conflitti armati portano morti, fame, dolore e raramente contribuiscono al raggiungimento degli obiettivi per cui sono stati scatenati. Gli ultimi vent’anni lo testimoniano plasticamente. L’imperialismo e il neocolonialismo usano la guerra ma nella guerra perdono, perdono sempre, perché contrappongono fucilate a bisogni umani e dei popoli. Per tutti questi motivi, dall’Ucraina a Gaza, dall’Armenia al Sarawi, è ora di mobilitarci per chiedere un immediato cessate il fuoco su ogni fronte”.

“In particolare, un capitolo a parte – aggiunge il responsabile politiche internazionali della Flai – è rappresentato dal genocidio palestinese, rispetto al quale misuriamo un disinteresse occidentale consolidato. Osservando il modo in cui l’opinione pubblica accetta le stragi a Gaza capiamo quanto sia reale il rischio di una guerra di dimensioni globali e ad alta intensità. C’è disponibilità a guardare la guerra, a sentirla, ad accettarne le atrocità”.

Nel frattempo, dopo l’annuncio diramato sabato scorso dalle autorità della Striscia di Gaza secondo cui un decimo bambino sarebbe morto per malnutrizione e disidratazione, l’Onu ha lanciato l’allarme sul pericolo imminente di una carestia nell’enclave.

“Secondo Amnesty sarebbero quasi mezzo milione le persone che rischiano di morire di fame nelle prossime settimane qualora non si permetta un normale fluire degli alimenti e dei beni di prima necessità oltre la Striscia di Gaza – chiosa Coinu -. Siamo di fronte ad una sadica follia in cui le persone vengono trattate come topi. Aspettiamo che vadano a mangiare spinti dalla disperazione della fame e poi gli spariamo sopra, come avvenuto nel caso della “strage del pane” dello scorso 29 febbraio. È umano tutto ciò?”.

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