Granarolo. I dubbi della Flai Cgil su “la finanza del prosciutto”

“L’iniziativa della Granarolo di vendere i prosciutti Gennari alla Cariparma per avere liquidità per nuove acquisizioni, che fa seguito all’annuncio di qualche giorno fa riguardante l’emissione di BOT nei paesi del Nord Europa, come FLAI CGIL non ci convince”. Lo dichiara Mauro Macchiesi, Segretario nazionale Flai Cgil.

“Il problema della cartolarizzazione dei prosciutti non è una novità, negli anni ’70 ogni abitante della zona che aveva delle disponibilità economiche compravano i prosciutti freschi, li mettevano “a balia” e poi li rivendevano stagionati allo stabilimento, e così si rifinanziavano per l’acquisto di altri prosciutti freschi, così facendo i prezzi salivano e tutti ci guadagnavano. Oggi nel Food si quotano in borsa le future produzioni di qualità. Questa operazione come nel primo caso non fa sistema virtuoso ed è lontana parente del secondo”.
“Se da una parte, come Organizzazioni Sindacali abbiamo condiviso il Piano Industriale quinquennale che prevedeva la diversificazione produttiva ed il raddoppio del fatturato, come Flai Cgil abbiamo invece espresso più di una perplessità sul progetto di Granarolo come un’azienda “margherita” che, tramite un paniere di più prodotti del Food Italiano, si presenta sul mercato italiano ed internazionale. Infatti, così facendo, invece di integrare i nuovi brand con le produzioni tradizionali del latte e i suoi derivati si rischia di emarginare l’assetto industriale dell’attuale business. Una grande azienda di marca – conclude Macchiesi – che si candida a voler diventare un’azienda multinazionale, deve avere un suo asset industriale forte e naturalmente disponibilità finanziarie importanti per investimenti sugli stabilimenti e sugli Staff esistenti, il tutto con il supporto della ricerca e innovazione per provare ad entrare nei mercati esteri e continuare a competere su quello italiano”.

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