Caporalato nelle vigne delle Langhe, Flai Cgil: “Da nord a sud, vitivinicolo sempre più spesso protagonista di cronache di sfruttamento. Situazione intollerabile, intervenire subito”

Guaraldi: “Inaccettabile che prodotti fiore all’occhiello delle produzioni agroalimentari del nostro paese siano macchiati del sangue dei lavoratori e delle lavoratrici”

“Il caporalato e lo sfruttamento sono piaghe purtroppo endemiche nel comparto agricolo che sempre più troviamo comparire ed espandersi ad ogni latitudine, a conferma di quanto denunciato da anni dalla FLAI-CGIL, che non è un fenomeno localizzato nei territori del sud, inoltre, sempre più spesso vediamo coinvolto il settore vitivinicolo”, dichiara Silvia Guaraldi Segretaria nazionale con delega al settore. 

Si è conclusa con nove misure cautelari interdittive e il sequestro preventivo di undici veicoli, l’attività investigativa avviata nell’aprile 2023 a carico di presunti “caporali” attivi nel settore della viticoltura nelle Langhe. Sono stati identificati in tutto 40 lavoratori vittime di sfruttamento, provenienti perlopiù dall’Africa. Per trenta di loro è stato chiesto e ottenuto il nullaosta al rilascio del permesso di soggiorno per grave sfruttamento lavorativo.

“Bene l’intervento delle forze dell’ordine nelle langhe – sottolinea Guaraldi – e bene anche l’intervento di tutela dei lavoratori e delle lavoratrici coinvolte, attraverso la concessione del permesso di soggiorno per sfruttamento lavorativo introdotto con la legge 199/2016. E’ necessaria una riflessione sul settore vitivinicolo che dalla Puglia, alla Toscana, dal Friuli Venezia Giulia alla franciacorta passando per i distretti di prosecco e valpolicella fino alle langhe, patrimonio Unesco proprio per i suoi vitigni, è sempre più spesso protagonista di cronache di sfruttamento; serve un’assunzione di responsabilità da parte di tutta la filiera, è intollerabile che prodotti fiore all’occhiello delle produzioni agroalimentari del nostro paese siano macchiati del sangue dei lavoratori e delle lavoratrici”. “Continuiamo a rivendicare la necessità di maggiori controlli e che si smettano di negare le responsabilità diffuse che si nascondono dietro un sistema di reclutamento della manodopera intriso di illegalità. Serve un sistema di incrocio di domanda-offerta di lavoro governato dal pubblico, serve un sistema di accoglienza che si occupi dell’individuazione di alloggi decenti e dignitosi per i lavoratori e le lavoratrici dei campi, serve un intervento pubblico che identifichi una rete di trasporto per gli addetti dell’agricoltura affinché i caporali. Le sezioni territoriali delle reti del lavoro agricolo di qualità devono essere promosse in tutti i territori e devono essere realmente operative proprio per dare risposte di sistema a quelli che sono i punti in cui si insinuano le piaghe del caporalato e dello sfruttamento. Così come non smetteremo mai di dire che serve l’abrogazione della Bossi-Fini, legge iniqua e inumana in cui trova radici profonde la ricattabilità dei lavoratori e delle lavoratrici migranti che sono alla base di questi fenomeni”, dichiara sempre Guaraldi.

“Nel 2023 il Consorzio Barolo Barbaresco Alba Langhe Dogliani alla Fiera Grandi Langhe alla presenza, tra gli altri, dell’Osservatorio Placido Rizzotto aveva promosso un’iniziativa con al centro proprio l’etica del lavoro: le denunce di questi giorni evidenziano quanto sia necessario dare gambe a quell’impegno e a quell’assunzione di responsabilità per sradicare l’ignobile fenomeno dello sfruttamento, anche per salvaguardare le aziende che operano nella legalità”, dichiara Loredana Sasia, Segretaria Generale FLAI CGIL Cuneo, che inoltre richiede l’attivazione immediata del tavolo contro lo sfruttamento del lavoro in agricoltura presso la prefettura di Cuneo. “Dai racconti dei lavoratori che abbiamo incontrato emerge come ci troviamo difronte ad una vendemmia che registra situazioni di intermediazione di manodopera da parte delle cooperative senza terra con i braccianti che vengono raccolti attorno alla stazione ferroviaria di Alba o davanti al cimitero dove poi vengono riportati ogni sera; emerge l’estrema precarietà delle loro condizioni, la loro vulnerabilità, legata alla palese violazione del contratto collettivo nazionale rispetto all’orario di lavoro, alle retribuzioni, alle incongruenze tra quanto riportato nelle buste paga e prestazione effettivamente svolta; una parte di questi lavoratori non ha nemmeno una sistemazione alloggiativa e vive per strada, a volte in dormitori o in garage o in altri locali fatiscenti messi a disposizione dalle cooperative  senza terra”.  

“Inoltre – aggiunge Denis Vayr , Segretario Generale FLAI CGIL Piemonte – non è più rimandabile l’attuazione concreta del protocollo contro lo sfruttamento lavorativo approvato dalla regione Piemonte. 

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