A Ginevra la conferenza di Awtg, Flai Cgil per la difesa dei diritti in un settore dove lo sfruttamento è ancora troppo diffuso

Nel mondo globalizzato, il commercio e i mercati di prodotti alimentari e agricoli sono sempre essenziali, sia per i consumatori, sia per chi li produce, li trasforma e li vende. Le distorsioni del mercato sono però sempre all’ordine del giorno, a causa dei ben noti meccanismi di sfruttamento del lavoro, delle speculazioni sulle materie prime, delle distorsioni operate dai singoli governi. Per questo a Ginevra si fa il punto della situazione nella conferenza del Awtg, agricolture world trade gruop – International union food. Per Andrea Coinu, dipartimento internazionale Flai Cgil, “C’è un nesso tra l’abbandono delle aree rurali e agricole da parte delle istituzioni e l’impoverimento dei lavoratori che a loro volta scappano da queste aree. Questo modello di sviluppo spaventa le persone e unito alla paura del domani, alla guerra in corso e ad una transizione energetica che si teme possa penalizzare gli ultimi, prepara il terreno ai peggiori populismi. Dunque, si impone la necessità di essere quotidianamente sul territorio per contrastare uno sfruttamento che per alcune imprese dovrebbe diventare regola”. I numeri parlano chiaro: il valore dell’agricoltura diretta in Italia è di quasi 60 miliardi di euro, con 32 mld di valore aggiunti è tra le prime in europa. Coinvolge 1,1 milioni di lavoratori dipendenti per circa 10 euro l’ora. È un meccanismo che non regge, soprattutto se pensiamo che il valore agroalimentare è del 25% del prodotto interno lordo, 540 miliardi. “Sono numeri che ci fanno capire che non possiamo abbassare la guardia – conclude Coinu – tenendo conto di indicatori di sfruttamento come straordinari e eccessivi, condizioni di lavoro e di vita precarie, trattenuta del salario, intimidazioni e minacce, violenza fisica e molestie sessuali, solitudine e abusi. Dobbiamo difendere lavoratrici e lavoratori che spesso arrivano nel nostro paese fuggendo da guerre e carestie con particolare attenzione alle donne, i soggetti più fragili di tutta la filiera”. Non per caso nel rapporto biennale su agromafie e caporalato dell’Osservatorio Placido Rizzotto della Flai Cgil si analizza e si cercano vie di uscita a pratiche patologiche che restano troppo diffuse e ad esclusivo appannaggio delle imprese che sopravvivono di illegalità.

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