Il 13 luglio a Crispiano (Ta) e il 14 ad Andria si sono tenute due iniziative per commemorare la lavoratrice pugliese morta di fatica nei campi dieci anni fa. La consegna di alcune borse di studio e la presentazione di un murales a lei dedicato. Qui un racconto personale della due giorni
Il 13 luglio 2025 è stato il decimo anniversario della morte di Paola Clemente, deceduta a 49 anni sul posto di lavoro nelle campagne di Andria quando il suo cuore non ha retto più a causa dell’estremo calore e della troppa fatica. Tutti ormai conoscono la sua storia, tanto è stato scritto e fatto negli ultimi giorni per questa triste ricorrenza. Ho avuto la fortuna di far parte della delegazione della Flai nazionale che si è recata in Puglia in questi torridi giorni di luglio per la commemorazione, ed è stata un’esperienza emotivamente intensa.
Le campagne assolate che si attraversano tra Andria, dove Paola arrivava dopo tante ore di viaggio per lavorare all’acinellatura dell’uva, e Crispiano, comune del Tarantino in cui invece è nata, sembrano infinite. Distese di ulivi e di viti a perdita d’occhio, un paesaggio delimitato solo da muretti a secco e attraversato da piccole strade interne.
Un panorama affascinante, le fronde degli ulivi arrivano fino a terra e sembrano fatte apposta per nascondere ciò che vi accade sotto, come i lavoratori “invisibili” troppo spesso sfruttati, che in quello scenario sembra impossibile poter individuare.
Ci vuole circa un’ora e mezza in auto, ma Paola partiva da San Giorgio Ionico dove viveva con la sua famiglia, un po’ più a sud di Crispiano, e per arrivare ad Andria ne impiegava almeno tre perché lo faceva a bordo di un pulmino, con tante fermate per caricare altre lavoratrici, partendo di notte da casa e arrivando con il sole già alto, quando sotto le serre la temperatura sfiorava già i 45 gradi.
Mentre andavamo verso Crispiano e ascoltavamo il podcast Paola, ricordare non basta (prodotto da Flai e Akuo, in collaborazione con Il Fatto quotidiano, ndr), pensavo a lei, a quel suo ultimo viaggio di dieci anni fa, uguale a quello di ogni altro giorno ma che mai più si sarebbe ripetuto, e ai suoi familiari forse appena svegli quando lei, poco dopo aver iniziato a lavorare, crollava al suolo stremata. “Siate sempre capaci di sentire nel più profondo qualsiasi ingiustizia, commessa contro chiunque, in qualsiasi parte del mondo” diceva Che Guevara. L’abbiamo sentita, come la sentiamo per ogni lavoratore sfruttato, per il genocidio in Palestina, per tutte le guerre e per chi continua a morire in mare.
All’arrivo al cimitero comunale di Crispiano si è dato inizio alla celebrazione con la deposizione di un cesto di fiori davanti alla tomba di Paola Clemente. C’era la sua famiglia, il marito Stefano Arcuri e i tre figli ormai adulti. Sui loro volti contratti e malinconici si evince ancora il grande dolore che immagino sentano vivo come il primo giorno. Eppure, mi sono sembrati forti e orgogliosi, rincuorati dalla presenza di tanti, delle istituzioni, della Flai nazionale, regionale e provinciale, della Cgil provinciale, di parenti, amici e concittadini che ogni anno, forse, li fa sentire meno soli e sostenuti nella ricerca di giustizia.
Alle scuse, poste loro dalla nostra segretaria nazionale Silvia Guaraldi per l’invasione nell’intimità di un giorno tanto delicato, hanno risposto ringraziando per non essere stati abbandonati, per la lotta al loro fianco affinché mai più debba accadere a qualcun altro di morire così e perché la vicenda di Paola possa servire da monito per il futuro. Ed è quello che tentiamo di fare ormai da molti anni, attraverso iniziative di ogni genere.
Poco dopo, infatti, arrivati nella Villa Comunale di Crispiano, si è tenuto un dibattito che ha fatto il punto sulla condizione delle lavoratrici e dei lavoratori agricoli di ieri e di oggi e ha denunciato che lo sfruttamento e il caporalato sono ancora molto presenti. Per ricordare a tutti che si può sempre fare di più e meglio. La serata si è conclusa con un’iniziativa dal grande valore simbolico, la consegna di alcune borse di studio intitolate a Paola Clemente ad un gruppo di ragazzi del secondo anno dell’Istituto professionale Elsa Morante. Un piccolo contributo per il loro futuro e in realtà un augurio per tutti noi, perché questi ragazzi possano crescere ed entrare nel mondo del lavoro con la consapevolezza dei propri diritti e doveri, di ciò che non dovranno accettare né subire mai e di quello per cui dovranno battersi se diventeranno i sindacalisti e gli amministratori di domani. Una serata emozionante.
Il giorno dopo, il 14 luglio, siamo tornati ad Andria dove nel tardo pomeriggio in Largo Grotte è stato inaugurato il murale dedicato a Paola Clemente del famoso street artist Jorit, a lui commissionato dalla Flai e dall’amministrazione comunale. Un’intera facciata del ufficio per le attività produttive con accanto quelli dell’Ispettorato del lavoro, adesso vede raffigurato l’enorme volto sorridente di Paola, marcato dall’artista con i suoi segni distintivi. Sembra fiera di essere entrata a far parte della Human Tribe di Jorit.
Accanto al suo viso avanza la classe lavoratrice de Il Ǫuarto Stato, ad unire le lotte del passato con quelle del presente e del futuro, e nel suo grande occhio, quasi impercettibile, c’è un omaggio dell’artista, un piccolo ritratto di Giuseppe Di Vittorio, bracciante e padre della Cgil, lì a ricordarci che la nostra è una Repubblica fondata sul lavoro, quello giusto, legale, rispettoso delle donne e degli uomini. Eravamo là quel pomeriggio, con la famiglia Clemente, in una piazza affollata dai cittadini di Andria, di anziani e bambini, ai quali quest’opera è stata donata per non dimenticare mai e perché la morte di Paola sia simbolo di giustizia e riscatto.
Le opere rendono immortali e Paola per noi lo è, come ha ribadito il nostro segretario generale Giovanni Mininni, lei è viva in tutte le lotte che conduciamo per le lavoratrici e i lavoratori. E lo sarà sempre. Oggi quella donna è diventata un simbolo per molti, lo è per le tante che ancora oggi vengono sfruttate in agricoltura e lasciate a lavorare in condizioni inaccettabili per pochi euro al giorno, pagate meno degli uomini, spesso abusate, mortificate, non considerate.
E oggi sappiamo che la sua morte non è stata vana perché ha segnato un momento limite, è stata quella “di troppo” che ha accelerato, dieci anni fa, l’approvazione di una delle più importanti norme sul lavoro del nostro Paese, la legge 199 del 2016 sul caporalato, contro tutte le forme di sfruttamento.
Ǫuella norma voluta, guidata e sollecitata dai sindacati, Flai in prima linea. Una legge efficace se solo fosse applicata come è scritta, per la quale la nostra categoria si è spesa molto. Ricordo le tante mobilitazioni e le campagne contro il caporalato, la fatica del percorso e l’euforia per la sua approvazione, così come l’indignazione che l’ha preceduta per la morte di Paola e di tante e tanti prima di lei.
Viviamo ancora oggi quell’indignazione, ogni giorno, ogni volta che arriva la notizia di una morte sul lavoro, di donne e uomini sfruttati, senza diritti, in nome del profitto. La battaglia è ancora lunga e sono orgogliosa di far parte di tutto questo, perché la Flai Cgil in fondo ha lo stesso dna della Human Tribe di Jorit, che per me è una Grande Tribù.
Valentina Cecconi