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Oderzo (Tv), più di 300 migranti al freddo e senza acqua calda. La denuncia della Flai: Situazione vergognosa

Oderzo (Tv), più di 300 migranti al freddo e senza acqua calda. La denuncia della Flai: Situazione vergognosa

Al freddo, senza riscaldamento, senza coperte né acqua calda e ammassati come animali in pessime condizioni igienico sanitarie. È questa la condizione in cui vivono circa oltre 300 migranti ospiti di un Centro di accoglienza straordinaria (Cas) in un tendone allestito nel cortile della ex caserma Zanusso di Oderzo, in provincia di Treviso. Sono stati i migranti stessi ad aver denunciato la situazione alla Flai Cgil di Treviso, che stamani insieme alla Camera del lavoro provinciale ha organizzato una conferenza stampa per far accendere i riflettori sul caso.

Gli ospiti del Cas, provenienti principalmente dall’Africa subsahariana e dal Bangladesh, hanno girato foto e video coi propri telefoni che testimoniano le condizioni in cui vivono. “Diverse persone che risiedono all’interno di questa struttura e con la quale siamo in costante contatto – si legge in una nota congiunta della Flai e della Cgil di Treviso – ci hanno segnalato che da tante settimane, soprattutto con l’arrivo della stagione invernale, la temperatura notturna all’interno della struttura è sempre troppo bassa e ad aggravare la situazione ci viene riferito che le coperte messe a loro disposizione sono leggere, inadeguate e insufficienti. Inoltre, ci è stata segnalata la mancanza di acqua calda nei bagni e nelle docce, quindi sono costretti a lavarsi in servizi igienici freddi e fatiscenti, tra l’altro ultimamente anche al buio a causa di un guasto mai riparato all’impianto di illuminazione”.

“È del tutto evidente – prosegue il comunicato – la condizione di assoluto degrado a cui sono sottoposte queste persone, costrette a dormire sempre vestite e ammassate come ‘animali’ in uno spazio troppo ristretto per garantire una condizione salubre e dignitosa. La permanenza in questo sito, per come viene gestito, è lesiva della dignità umana ma anche della salute e sicurezza delle persone”.

Inoltre, ai sindacalisti della Flai sono state riferite anche altre pratiche scorrette che sarebbero state messe in atto dalla cooperativa che gestisce il Cas, pratiche ancora da accertare da parte delle autorità competenti: una distribuzione irregolare dei pocket money, la diaria giornaliera prevista per legge; la consegna di pasti scarsi e di bassa qualità; un atteggiamento brusco ai limiti delle minacce da parte del personale della coop.

“Come Flai Cgil e Camera del Lavoro di Treviso ci siamo immediatamente attivati nei confronti della Prefettura, su cui ricade la diretta competenza del Cas, per denunciare quanto di nostra conoscenza e abbiamo registrato gli impegni assunti dal Prefetto – prosegue la nota congiunta -. Abbiamo preso che atto che nei giorni successivi alla nostra denuncia addetti della Prefettura hanno ispezionato la struttura, ma purtroppo ciò non è ancora sufficiente. Riscontriamo, per esempio, che la distribuzione del pocket money è stata regolarizzata, ma ci viene testimoniato che il giorno successivo all’ispezione le caldaie per il riscaldamento degli spazi e per l’acqua calda sono state nuovamente spente e che la pessima condizione dei servizi igienici è ancora immutata”.

Flai e Cgil di Treviso, nel frattempo, assieme ai volontari della Società di San Vincenzo de Paoli hanno dato vita ad una scuola di italiano per migranti e ad un corso di alfabetizzazione specifico per gli ospiti del Cas. «La situazione nella ex caserma Zanusso è peggiorata da quando nel centro sono stati tagliati i corsi di italiano», dice il segretario organizzativo della Flai di Treviso Sebastiano Grosselle intervistato dal Post, che ha ripercorso con cura la vicenda del Cas e la storia della cooperativa che lo gestisce. «Dall’esterno non entra più nessuno e anche i migranti sono diventati più diffidenti verso l’esterno, poiché non parlano la nostra lingua, hanno rapporti solo con i caporali ed è molto difficile avvicinarli».

“Come organizzazione sindacale, ma prima ancora come cittadine e cittadini di questa provincia”, si rivendica nel comunicato di Flai e Cgil di Treviso, “crediamo sia inaccettabile che degli esseri umani, tra l’altro più vulnerabili, siano trattati in questo modo. Sono persone sottoposte a protezione internazionale, ma se è questa di fatto la protezione che il nostro Stato garantisce, il senso della norma si rovescia e si svuota completamente. È una situazione vergognosa e incivile”.

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