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A Sesto Fiorentino la kermesse per la pace. Mininni: Lottiamo insieme contro il genocidio in Palestina

A Sesto Fiorentino la kermesse per la pace. Mininni: Lottiamo insieme contro il genocidio in Palestina

«Dobbiamo lottare insieme. C’è bisogno di un movimento forte e unitario di lavoratrici e lavoratori contro la guerra e contro il genocidio in Palestina. Così come c’è bisogno di azioni concrete, perché altrimenti la solidarietà è una bella parola ma se la porta via il vento». Il segretario generale della Flai Giovanni Mininni lo ribadisce dal palco de “Il coraggio della pace”, iniziativa realizzata a Sesto Fiorentino dall’associazione Disarma e giunto alla sua sesta edizione. Tra gli ospiti, anche Francesca Albanese (in videocollegamento) e Giuseppe Conte. La location, la casa del popolo Unione operaia, nella frazione di Colonnata, trasuda storia sindacale da ogni mattone. Sorta formalmente nel 1907, qui prese vita una delle prime esperienze territoriali di condivisione del movimento cooperativo e operaio.

«Sul fronte del sostegno concreto alla Palestina, la Flai è impegnata da tempo» continua Mininni al microfono, citando i progetti per sostenere la popolazione civile palestinese realizzati dalla categoria insieme ad Un Ponte per, e la raccolta fondi “Pane per Gaza” lanciata unitariamente con Fai Cisl e Uila Uil nei giorni scorsi.

«L’Unione europea – approfondisce l’analisi Mininni – ha manifestato in questi anni tutta la propria insipienza. Nella reazione allo scoppio della guerra russo-ucraina, nei confronti della vicenda dei dazi Usa e davanti al genocidio in Palestina».

Ad esempio, giustificandosi con la necessità di riarmarsi di fronte al presunto pericolo russo, «l’Ue ha scelto di tagliare i fondi per la coesione sociale e quelli della Politica agricola comunitaria – dice ancora il segretario generale Flai -. Ciò produrrà un calo dell’occupazione in Italia e in Europa. In questo scenario si inseriscono i dazi Usa nell’agroalimentare, il cui impatto è ancora da valutare appieno. Così, il famoso Made in Italy di cui spesso la Meloni si riempie la bocca è messo a repentaglio dalle politiche Ue che l’Italia ha scelto di bersi. L’accordo di libero scambio tra Ue e Mercosur, infine, è un’altra bomba sociale che sta per esplodere».

«Tutto ciò – conclude Mininni – per dire che il riarmo, con i suoi effetti su occupazione, welfare, diritti, non conviene a lavoratrici e lavoratori dell’agricoltura e ai cittadini tutti».

«C’è chi dice “i sindacati dovrebbero pensare solo al lavoro, cosa c’entrano loro con la guerra”. La risposta a questa obiezione è talmente banale che mi vergogno anche a dirla. Dove non c’è pace e umanità non c’è giustizia, non c’è libertà, non c’è democrazia, non c’è giustizia sociale», esordisce il segretario generale della Cgil Toscana Rossano Rossi, chiamato insieme a Mininni e a molti altri invitati ad intervenire al panel “Il movimento per la pace è di nuovo in cammino”.

«Quando vedo ciò che sta succedendo in Palestina io mi vergogno – ammette Rossi -, mi sento responsabile, ci sto male. Siamo pronti come Cgil a dichiarare lo sciopero generale non appena provassero a fermare la Global Sumud Flotilla».

«Sostenere la Flotilla è una delle cose che possiamo fare per dare la spallata finale ad un sistema marcio e corrotto come quello in cui viviamo» dice Angelica Gatti dell’associazione Disarma, in apertura dell’incontro. «La volontà di trascinare il mondo in guerra e il genocidio a Gaza – prosegue – possono anche essere letti come segni di debolezza di questo sistema, che siamo in grado superare con una rivoluzione». Per farla c’è bisogno di dare ai cittadini, ai giovani, un sogno, «e quale sogno – si chiede – è migliore della pace?».

D’altronde, commenta Sandra Carpi Lapi del Coordinamento contro il riarmo di Firenze, «nella società italiana il sentimento contro la guerra è diffuso, il nostro compito è operare affinché non si disperda». E possiamo farlo anche «trovando parole d’ordine chiare e condivise, che ci permettano di lottare insieme».

Le mobilitazioni di questi giorni dimostrano che la missione è alla portata. «La storia ha fatto click – spiega Raffaella Bolini, della rete Stop Rearm Europe -, dalla frustrazione di chi non sapeva che fare per opporsi al genocidio, si è passati allo scendere in piazza». Questo anche perché «Gaza è il nuovo “Vietnam”, rappresenta il simbolo delle ingiustizie di un sistema globale che, pezzo dopo pezzo, sta smantellando ciò che avevamo costruito per impedire che a livello internazionale vigesse la legge del più forte».

«Stiamo mettendo in atto guerra e genocidio, le due cose rispetto alle quali avevamo detto “mai più” dopo la Seconda guerra mondiale – prosegue idealmente il ragionamento Roberto Musacchio di Transform! Europe -. C’è bisogno di manifestare l’umanità contro tale scandalo».

Ciò a cui stiamo assistendo, precisa l’eurodeputato pentastellato Danilo Della Valle, è «un genocidio in diretta social. E questo è uno dei motivi che ha fatto risvegliare l’opinione pubblica globale».

«A Bruxelles – dice ancora il parlamentare Ue – il ricorso al cosiddetto “doppio standard” è frequentissimo, abbiamo votato molti pacchetti di sanzioni contro la Russia ma solo una mozione relativa all’aggressione israeliana in Palestina, un testo che peraltro in gran parte giustifica Israele».

Luisa Morgantini, storica attivista per la causa palestinese e presidente di Assopace Palestina, non è presente in sala. In questo momento è in Cisgiordania. Così ha deciso di inviare un messaggio. «Sono a Nabi Saleh e sta arrivando l’esercito. Qui tutti sono molto felici per le manifestazioni per la Palestina che sono state organizzate in Italia. Uno Stato, due Stati, tre Stati: la priorità è interrompere il genocidio e rompere i rapporti con Israele».

📺 Riguarda la diretta del panel “Il movimento per la pace è di nuovo in cammino” (intervento di Giovanni Mininni al minuto 2:58:15)

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