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Coi referendum abbiamo seminato, ora continuiamo a coltivare

Coi referendum abbiamo seminato, ora continuiamo a coltivare

Si è conclusa ad inizio giugno la nostra campagna referendaria, che aveva l’obiettivo di affermare, attraverso i cinque quesiti referendari, una visione diversa e più giusta del lavoro e della cittadinanza. Il verdetto, lo sappiamo, è stato negativo: il quorum non è stato raggiunto. Ma la sconfitta nei numeri non cancella la portata politica e sociale dell’impegno profuso. Perché dietro i dati c’è di più: c’è un movimento reale, vivo, che ha saputo mobilitare 15 milioni di cittadini – dei quali 13 hanno condiviso le nostre ragioni – in un Paese in cui l’astensionismo continua a galoppare.

La Flai, in questi mesi, è stata in prima linea al fianco di tutta la Cgil. Lo ha fatto confrontandosi con lavoratrici e lavoratori, non solo nei luoghi consueti del dibattito politico, ma soprattutto nelle piazze, nei mercati, fuori dagli ospedali di quei quartieri periferici e spesso dimenticati delle nostre città. Lì dove vivono e lavorano le persone che la politica ha abituato a sentirsi invisibili. Lì dove si lavora tanto e si guadagna poco, dove i diritti si negoziano a fatica e spesso si rinuncia anche a sperare. È in questi luoghi che abbiamo portato il senso dei 5 Sì: per mettere un freno ai contratti a termine, per tutelare salute e sicurezza nelle catene degli appalti, per arginare i licenziamenti illegittimi, per il diritto ad una cittadinanza piena, per dire basta a un’idea di lavoro come merce e non come dignità.

Abbiamo incontrato migliaia di persone. Abbiamo ascoltato storie di fatica e resistenza. Abbiamo ricevuto consensi, e anche qualche critica: e le abbiamo accolte, facendo tesoro di quelle costruttive, perché il confronto è il cuore della democrazia. In un tempo segnato troppo spesso dall’apatia e dalla sfiducia verso la politica, abbiamo provato a riaprire spazi di discussione, a ricostruire un senso collettivo intorno al tema della difesa dei diritti di cittadino e di lavoratore. La partecipazione di milioni di persone al voto ci dice che ci siamo riusciti almeno in parte. Ed è da qui che ripartiamo.

Questa campagna referendaria ha saputo mettere a fuoco, con forza, le diseguaglianze che attraversano il nostro Paese. E ha rilanciato, con coraggio, l’idea che il lavoro debba tornare al centro del dibattito pubblico.

Per la Flai Cgil, il risultato del referendum non è un punto d’arrivo, ma un punto fermo da cui ripartire. Con ancora più convinzione, continueremo a lottare per condizioni di lavoro giuste, per salari dignitosi, per la salute e la sicurezza, per l’inclusione di coloro che vivono e lavorano in questo Paese contribuendo al benessere di tutti. Continueremo a camminare accanto alle lavoratrici e ai lavoratori, ad incontrarli nei loro luoghi di vita e lavoro. È questo il senso della nostra missione sindacale, come ribadiamo ogni giorno con l’impegno nel sindacato di strada delle nostre Brigate del lavoro.

Abbiamo seminato. Ora continueremo a coltivare. Perché il futuro del lavoro, e della democrazia, si costruisce giorno per giorno, insieme.

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