Operaio forestale muore travolto da un tronco nei boschi tra Belluno e Udine. Flai: Servono prevenzione e controlli a tappeto

Il boscaiolo aveva 41 anni, la dinamica dell’incidente mortale è ancora in via di accertamento. Flai Veneto e Flai Belluno: «Non esiste una regolamentazione sufficientemente stringente in questo settore ed è pertanto vitale introdurre nuove metodologie di controllo»

Secondo le prime ricostruzioni, sarebbe morto dopo essere stato travolto da un tronco che stava venendo trasferito attraverso una teleferica. La vittima, un boscaiolo 41enne di nazionalità romena, stava lavorando nella zona del bosco della Digola, al confine tra Veneto e Friuli Venezia Giulia, tra le provincie di Belluno e Udine. Sono stati inutili tutti i tentativi di rianimazione dell’elisoccorso di Pieve di Cadore.

«Non è ancora chiara la dinamica di quanto è avvenuto, attendiamo gli esiti delle indagini delle autorità, quello che è certo però è che come abbiamo più e più volte dichiarato in questi anni, il lavoro di esbosco è uno dei più pericolosi in assoluto e le condizioni in cui molto spesso si trovano gli operai di questo settore sono molto lontane da essere le migliori possibili per tutelare la loro sicurezza», commentano in una nota Sebastiano Grosselle della segreteria regionale Flai Veneto e Daniele Girardi, segretario generale Flai Belluno.

«La maggior parte delle volte – proseguono i due segretari – si parla di squadre che lavorano in trasferta con turni di molto più di otto ore al giorno e ritmi di lavoro elevatissimi con lo scopo di massimizzare il periodo di lavoro in trasferta e, ovviamente, il margine di profitto per le aziende».

Per questo, si legge ancora nel comunicato, «servono controlli a tappeto, ma serve soprattutto introdurre un meccanismo di filtro a monte per poter verificare prima che entrino in bosco se le imprese che si aggiudicano lavori sul territorio abbiano le caratteristiche per far svolgere in sicurezza le lavorazioni. È necessario poter verificare prima che le operazioni inizino se le aziende sono regolari, se la formazione sulla sicurezza è stata svolta, se le aziende sono in possesso delle necessarie dotazioni tecnologiche, se il personale è in numero adeguato, con che forma contrattuale è assunto e se sono previsti subappalti, strumento attraverso il quale è possibile far entrare altri soggetti, magari non qualificati. Non esiste di fatto una regolamentazione sufficientemente stringente in questo settore ed è pertanto vitale introdurre nuove metodologie di controllo».

Sul territorio Bellunese, grazie allo sforzo di proposta e rivendicazione profuso dalla Flai sul territorio nei mesi scorsi, «è stato istituito presso la Prefettura un importantissimo tavolo permanente di controllo delle condizioni di lavoro nei boschi – scrivono ancora Grosselle e Girardi – in cui tutti i diversi organismi preposti ai controlli sulla sicurezza, in collaborazione con i carabinieri forestali, hanno potuto potenziare in sinergia tra loro la capacità ispettiva. Il tavolo ha già dato risultati importanti, ma questo purtroppo, come verifichiamo ancora una volta, non è sufficiente».

Come Flai Cgil, chiosano i due segretari, «ci attiveremo nuovamente nei confronti della Prefettura e nei confronti della Regione Veneto il cui ruolo legislativo è fondamentale per compiere questo ulteriore passo. È necessario completare il percorso che abbiamo proposto per introdurre una serie di verifiche preliminari perché riteniamo che senza di esse le condizioni di lavoro continueranno ad essere tragicamente esposte a questo tipo di morti».

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