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All’Università di Ferrara il seminario sul caporalato. Flai: È fondamentale potenziare la prevenzione

Presentato al dipartimento di Giurisprudenza il VII Rapporto dell’Osservatorio Placido Rizzotto dedicato allo sfruttamento lavorativo in agricoltura. Tra i relatori, insieme a docenti e ricercatori, il segretario generale della Flai nazionale Giovanni Mininni e il segretario generale provinciale Dario Alba

A distanza di un anno la Flai Cgil torna nelle aule dell’Università di Ferrara per mettere a disposizione di studenti e studentesse il proprio bagaglio di impegno e di conoscenza nel contrasto allo sfruttamento lavorativo in agricoltura. L’occasione è la presentazione del Rapporto Agromafie e Caporalato dell’Osservatorio Placido Rizzotto, giunto alla VII edizione pubblicata lo scorso dicembre. Presenti al tavolo, il segretario generale della Flai nazionale Giovanni Mininni e il suo omologo della Flai di Ferrara Dario Alba, insieme a docenti e ricercatori specializzati nell’analizzare il tema da varie prospettive disciplinari. 

«Sono tra gli 8mila e i 10mila in Piemonte, oltre 6mila in Trentino, più di 10mila in Basilicata, all’incirca 12mila in Calabria, circa 200mila in tutta la Penisola. Parliamo delle lavoratrici e dei lavoratori irregolari nell’agricoltura italiana, un comparto che vale 73,5 miliardi di euro – esordisce Dario Alba elencando i dati del nuovo Rapporto dell’Osservatorio Rizzotto -. Poi c’è il tema del lavoro povero, è di circa 6.000 euro la retribuzione mediana lorda annuale dei dipendenti agricoli in Italia e di 7.500 euro quella media». 

Nel Ferrarese la situazione non è così diversa rispetto al resto del Paese, anzi. «Nelle nostre campagne ci sono lavoratori agricoli sfruttati che vengono impiegati fino a 12, 14 ore al giorno – racconta Alba -. Spesso i datori di lavoro neanche le segnano tutte in busta paga. Poi c’è la questione dei trasporti. L’abbonamento mensile pagato al caporale per essere trasportati nei campi può arrivare a costare 170 euro, a prescindere che poi i lavoratori siano impiegati realmente tutte le giornate». 

Come arginare, dunque, questa piaga? «Abbiamo messo in campo molte azioni. La repressione è importante, ma serve potenziare la prevenzione. Lo scorso 30 gennaio a Portomaggiore abbiamo inaugurato il distaccamento locale del Centro per l’impiego, uno sportello fortemente voluto dalla Flai – prosegue Alba -. Doveva essere aperto solo una mattina a settimana, sarà invece aperto due intere giornate. Solo ripristinando forme di collocamento pubblico, che competa con “l’efficienza” dei caporali nell’intermediare domanda e offerta di lavoro, possiamo combattere davvero il caporalato. Mentre, sul fronte dei trasporti, partirà da giugno per sei mesi la sperimentazione di un servizio pubblico apposito per gli agricoli». 

Antidoti, contromisure, pratiche di prevenzione che si inseriscono in uno scenario agricolo che presenta trend economici in rialzo. «Nel primo trimestre, dice l’Istat, siamo il Paese leader in Unione Europea per valore aggiunto dell’agricoltura, che ha toccato la cifra record di 42,4 miliardi, seguiti della Spagna e dalla Francia – spiega il segretario generale della Flai nazionale Giovanni Mininni -. Non è vero, dunque, che si tratta di un comparto povero, come spesso si sente dire per giustificare lo sfruttamento. Il sistema del caporalato riempie il vuoto che si è creato quando è stato smantellato il collocamento pubblico». 

Mentre aumenta la capacità di produrre ricchezza dell’agricoltura, però, arrivano segnali contrastanti dalle cifre sulla manodopera. «I lavoratori stagionali nel 2024 sono aumentati, come emerge da una nostra elaborazione su dati Inps che pubblicheremo oggi – aggiunge Mininni -. Oltre il 40% sono stranieri. Ma sono cresciuti anche i lavoratori impiegati meno di 51 giornate, il minimo per accedere alla disoccupazione agricola. Si tratta di un segnale, spesso nei territori dove aumenta questo indicatore cresce anche il fenomeno dello sfruttamento». 

«Come diceva Falcone delle mafie – ricorda però Mininni – anche il caporalato si può sconfiggere. Dobbiamo farlo, anche per frenare la competizione sleale che subiscono ogni giorno le imprese che operano nella legalità rispettando le regole». 

In questo senso, uno degli strumenti che abbiamo a disposizione è il voto. «L’8 e 9 giugno andremo a votare per i 5 referendum su lavoro e cittadinanza – chiosa il segretario generale della Flai nazionale -. I quesiti sono inerenti ai temi che stiamo trattando. Mirano a combattere la precarietà, garantire maggiori tutele, aumentare la sicurezza negli appalti, un meccanismo che si perpetua anche in agricoltura, ad esempio col ricorso alle cooperative senza terra». 

In attesa del voto, intanto, occorre rifarsi alle norme attuali. «Dal punto di vista penale – interviene Lorenzo Bin dell’Università di Modena e Reggio Emilia – se pensiamo che abbiamo centinaia di migliaia di vittime di reato che non vengono intercettate, andrebbe radicalmente cambiato e potenziato l’intervento dello Stato. I controlli sono insufficienti, così come sono ancora poche le indagini, anche se in crescita. Nel 2023, si legge nel VII Rapporto, sono stati 2.123 i casi di caporalato ex 603 bis del codice penale». 

C’è dunque la repressione, su cui sono stati fatti passi avanti, la prevenzione, ancora insufficiente, e poi lo sforzo per l’emersione del fenomeno del caporalato. «Da questo punto di vista – chiarisce Laura Calafà dell’Università di Verona – la possibilità per un lavoratore sfruttato di accedere ad un sistema di protezione, a prescindere dal proprio status giuridico, così come previsto (dal 2024, ndr) dall’articolo 18 ter del Testo unico sull’immigrazione, è fondamentale. Dobbiamo offrire un’interpretazione il più possibile estensiva di questo articolo, prima che altri ne diano una interpretazione di segno diverso». 

«Ai lavoratori devono essere date alternative per muoversi nella legalità – interviene da remoto Gianni Rosas, direttore dell’Ufficio Oil per l’Italia e San Marino -. Per questo abbiamo insistito affinché nel Piano nazionale di prevenzione e contrasto dello sfruttamento lavorativo in agricoltura fosse presente il pilastro della “reintegrazione socio-lavorativa” ». 

Verso la chiusura dell’incontro, spazio per il ricordo di Umberto Franciosi, già segretario generale della Flai Modena e della Flai Emilia Romagna, scomparso prematuramente lo scorso settembre. «Sempre in prima fila contro lo sfruttamento, con la sua esperienza e la sua documentazione aveva aiutato le mie ricerche sul caporalato», racconta Riccardo Tonelli, giuslavorista dell’Università di Ferrara che interviene dal pubblico. 

A tirare le fila della mattinata – introdotta da Alberto Avio dell’Università di Ferrara – ci ha pensato Donato Castronuovo, direttore di Macro crimes, il Centro studi giuridici europei sulla grande criminalità che ha promosso l’iniziativa di oggi all’interno del ciclo “Conversazioni interdisciplinari”. 

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