Il lavoro chiede pace

Il lavoro chiede pace

Coinu: “Siamo spaventati dall’indisponibilità di mettere al centro della discussione un piano per la costruzione della pace”

“Le guerre, tutte le guerre sono un orrore. Non ci si può voltare dall’altra parte”. In questo tempo segnato da conflitti bellici che appestano il pianeta, le parole di Gino Strada sono lucida testimonianza di chi ha visto gli effetti di quell’orrore negli ospedali e in sala operatoria. La Flai Cgil non vuole voltarsi da un’altra parte. “Le continue prove di forza che si susseguono sul confine ucraino, con l’intesificarsi delle operazioni russe, e viste oggi con l’attacco israeliano in territorio iraniano, portano il pianeta definitivamente sull’orlo del baratro”, dichiara Andrea Coinu, responsabile politiche internazionali della Flai. “Ci sembra incredibile dover ancora parlare di quanto pericolosa sia la tendenza su cui ci stiamo proiettando – aggiunge Coinu – Ci sembra incredibile non se ne percepisca la reale gravità. Una tendenza agevolata dall’assenza di una vera  politica per la pace ormai internazionalmente sostituita da una discussione sull’importanza di armarsi e sull’inevitabilità di una guerra. Siamo spaventati. Siamo spaventati dall’indisponibilità di mettere al centro della discussione un piano per la costruzione della pace. Un piano per avviare una risoluzione dei conflitti che non preveda bombe ma mediazione”. Par la Flai “in assenza di una politica attenta alle dinamiche internazionali è responsabilità del mondo del lavoro chiedere pace e rispetto per la vita delle persone. Siamo al paradosso in cui sono più i militari che chiedono attenzione e parsimonia nell’interventismo che la politica e chi influisce sull’opinione pubblica. A parlare di guerra la guerra finirà per arrivare, serve condannare tutte le azioni di guerra e aprire una discussione su come immaginare un mondo giusto in un mondo di pace”.

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