STOP GENOCIDIO

Basta ghetti in Puglia, accoglienza, inclusione, diritti

Ancora un incendio nel ghetto di Borgo Mezzanone, nel foggiano, dove sono costretti a vivere migliaia di migranti che lavorano come braccianti nelle aziende agricole del comprensorio. Per fortuna non ci sono stati feriti nel rogo che nel primo pomeriggio ha distrutto almeno 5-6 baracche. Ma è l’ennesimo segnale di una situazione insostenibile, identica a quella dell’altro ghetto di Rignano, dove a inizio estate morì Yusupha in un incendio che devastò la sua baracca, ancora oggi ben visibile nel campo. Come per un drammatico scherzo del destino, poche ore prima la Cgil e la Flai avevano organizzato una conferenza stampa per dire ancora una volta “Basta ghetti in Puglia”, anticipando una tavola rotonda pomeridiana con i sindaci della zona, la Regione, il prefetto Maurizio Valiante e Carmelo Rollo che guida Legacoop Puglia.

“Sono anni che la Flai conduce queste battaglie insieme alla Cgil per prevenire lo sfruttamento e migliorare le condizione di lavoro e di vita degli operai agricoli – ha spiegato Giovanni Mininni, segretario generale del sindacato dall’agroindustria – abbiamo ottenuto la legge 199 contro il lavoro nero e il caporalato che vede però la parte preventiva poco applicata, quella che guardava proprio al superamento dei ghetti, alle condizioni di chi viene qui a produrre ricchezza per il nostro settore agricolo”. A sei anni dall’approvazione della legge però niente è cambiato, denunciano Cgil e Flai: “Questo ci dice che lo Stato forse si è arreso. Basta girare in questi luoghi per capirlo, e non può essere così, non ci si può arrendere. La fase repressiva funziona ma non basta. Molte imprese agricole competono sullo sfruttamento, altrimenti non starebbero in piedi. Allora dovrebbero mobilitarsi anche le associazioni datoriali per pulire l’economia da chi fa dumping. Serve una forte volontà politica per aggredire il problema”.

Per chiudere i ghetti è necessaria la volontà politica, ma la segretaria nazionale della Cgil, Tania Scacchetti, ha il timore che questo tema non risponda alle idee del nuovo governo: “ La politica, le istituzioni, sono sembrate lontane da questi fenomeni. La Puglia è la regione con maggiore emergenza ma questo  è un problema nazionale, è una lotta di tutta la Cgil in tutto il paese. Si esce da qui, dai ghetti, con un progetto, cominciando a cambiare le leggi che governano le politiche migratorie. C’è un sistema che beneficia dell’illegalità, la alimenta, la riproduce. E penso a quel sistema di imprese che sfrutta questa manodopera. Oggi ci sono le condizioni per superare tutto questo, ci sono le risorse, ma servono i progetti e un’azione collettiva. Inclusione è uno dei punti cardine del Pnrr, per superare disuguaglianze e ingiustizie. E se non da questi luoghi, dalla Puglia, da dove partire?”.

“Questa attenzione è importante per noi, ma basta chiamarci migranti, siamo operai senza diritti, senza sicurezza della salute, siamo qui per lavorare, dare il nostro contributo al Paese”, ha ricordato Wagghy Bajankey, uno dei lavoratori del ghetto che collabora con la Flai di Foggia. “A me i ragazzi chiedono sempre una cosa: quando ci porteranno via di qui, chi ci trova il lavoro? Questo è il primo pensiero. Nessuno vuole stare qui, ma quando non hai documenti, sei invisibile, anche i caporale diventa un riferimento. Serve allora accoglienza, ma serve anche lavoro, trasporto, altri servizi”.Collettiva CGIL Confederazione Generale Italiana del Lavoro Flai Puglia.

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