Resistenza climatica per riprendersi il futuro

“Siamo resistenza climatica”. Sono le giovanissime e i giovanissimi a dare l’esempio, scendendo in piazza nel giorno del Global climate strike per non lasciarsi rubare il futuro. I Fridays for future hanno manifestato in tante piazze d’Italia, con la loro carica di giovanile entusiasmo, i dreadlock, le magliette stravaganti che dimostrano la loro allergia ad ogni divisa. Per pensare a un domani diverso da quello sempre più minaccioso che viene prospettato oggi sono in strada insieme alle realtà pacifiste e solidali con il popolo palestinese, per chiedere un cessate il fuoco immediato e permanente nella striscia di Gaza. Anche gli studenti della Sapienza, manganellati senza pietà due giorni fa solo perché chiedevano pace in Palestina, si sono uniti ai Fridays for future, con le loro bandiere, i loro striscioni, la loro musica. La libertà di manifestare è rock. L’appuntamento del venerdì, ormai tradizionale, è un ottimo motivo per fermarsi a pensare, riflettendo su quale miserabile eredità stiamo lasciando ai nostri figli e nipoti che dovrebbero essere il tesoro più grande.

Gli interessi delle lobby del fossile vanno in direzione opposta, lobby legate a doppio filo al comparto militare. Che tipo di verde scegliete, chiedono ancora una volta ragazze e ragazzi resistenti, quello dei dollari o di una natura da salvaguardare, custodire, difendere? La pace e il clima sono due anelli della stessa catena, per questo la Flai, e l’intera Cgil continuano la loro quotidiana opposizione civile ai conflitti armati. Occhio per occhio e il mondo sarà cieco, questo è il monito degli studenti di Berkeley, che sessant’anni fa avevano la stessa età dei loro nipoti che oggi manifestano per dare una possibilità al pianeta e alla pace. 

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