STOP GENOCIDIO

La lotta senza tempo delle belle ciao

Settant’anni fa, proprio a Firenze, la Cgil all’epoca guidata da Giuseppe Di Vittorio organizzava la prima Conferenza nazionale della donna lavoratrice. Un punto di svolta per il femminismo sindacale in Italia, parteciparono centinaia di lavoratrici provenienti da tutta la penisola, in rappresentanza delle categorie della Confederazione. Fu in quei giorni che nacque la Carta dei diritti della lavoratrice, che rivendicava uguaglianza salariale, accesso a tutte le professioni e tutela della maternità. Settant’anni dopo si torna a Firenze, non soltanto nel ricordo di quel 1954, anche per proseguire la lotta per i diritti delle donne, che continuano ad essere sfruttate sul lavoro, maltrattate e purtroppo spesso uccise da chi aveva promesso loro amore, rispetto e protezione. Una lotta senza tempo, come scritto sullo splendido manifesto che annuncia l’iniziativa. La Flai Cgil ha recentemente firmato il nuovo contratto Collettivo nazionale dell’industria alimentare, all’interno del quale c’è un capitolo specifico per combattere la violenza di genere e le discriminazioni, a partire dal posto di lavoro. Un passo importante, in direzione ostinata e contraria al governo Meloni che prosegue della sua opera di demolizione dei principi costituzionali mai pienamente accettati, e attacca a testa bassa la legge 194 del 1978, quella che permette alle donne di decidere sul proprio corpo e di interrompere volontariamente una gravidanza indesiderata. Siamo di fronte a una pericolosissima regressione, determinati da una logica proprietaria, pericolosa, sbagliata. C’è emozione nel teatro tenda quando si alzano i cartelli con scritto ‘Cessate il fuoco’, perché le guerre tutto cancellano e nulla rispettano, a partire dalle donne. Fra musica, monologhi e storia d’Italia, l’assemblea delle donne Cgil a Firenze è un evento. Non come chi vince sempre ma come chi non si arrende mai, la bellissima frase di Frida Kahlo indica la strada. Una promessa da mantenere oggi e in futuro, tutte insieme, per andare avanti nella lunga lotta per la parità di genere, contro ogni tentativo reazionario di far tornare indietro le lancette dell’orologio. Adesso basta.  

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